Quando è un giornalista a perdere un’amica di tante risate

Nessuno dovrebbe morire in quel modo. Nessuno dovrebbe perdere il dono della vita per mano di un folle senza pietà. Nessuno dovrebbe trovarsi a scoprire che la storia da raccontare questa volta è quella dell’amica di tante risate.

Inutile tentare di attingere ad etica e professionalità provando ad essere Barbara la giornalista. Questa è una storia diversa. E’ una storia fatta di risate e cene, scarpe puntate in vetrina per settimane e alla fine puntualmente comprate, insieme. E’ la storia di due caratteri simili, affini eppure diversissimi. E’ la storia di un’amicizia nata sotto un ombrellone blu di un lido pescarese. Iniziata spiandosi costumi e abbinamenti e finita con chiacchierate odiate dal bagnino che nemmeno ce lo chiedeva più se alle 21 passate poteva almeno chiudere l’ombrellone. E’ la storia di tanti cinema presi al volo, di serate a teatro col divertimento del look deciso via whatsapp il giorno prima. E’ la storia di due compleanni che a giugno prossimo avremmo festeggiato alle Tremiti “perchè per noi basta una capanna per stare bene, ovviamente a 12 stelle. Mica dobbiamo per forza farci 14 ore di aereo!”. E’ la storia di due donne rimaste ragazze, a tratti bambine. Bambine davanti alla dodicesima inutile ballerina blu oppure dopo l’ennesima brutta storia che ci trovava impreparate e incredule. E’ la storia di una amicizia in cui la magra spigolosità fisica dell’una si trasformava sempre e comunque in morbidezza di abbracci e comprensione per l’altra che di morbidezza ne aveva da vendere: ah se certi camerini potessero raccontare degli inutili tentativi ad entrare nell’ennesimo jeans “evidentemente troppo stretto” passato con amore e fiducia da quella mano amica dietro la tenda. E’ la storia di due “sempre abbronzate per natura e senza trucco” che ogni volta che si ritrovavano a dire la stessa cosa, o ad ordinare la stessa pizza su 30 in menù, ridendo si dicevano: “oh separate alla nascita io e te.Sembra che ci conosciamo da sempre!”. E’ la storia di un appuntamento preso l’altro ieri sera per la prossima settimana perchè a noi difficilmente sfuggiva un locale carino che apriva in città pur amando le cenette comode e casalinghe: ” parto giovedì mattina amica bella ( mi chiamava sempre così) però ovviamente appena torno ci vediamo e andiamo!!!!”. E’ la storia di un’amica ammirata ma mai invidiata, di molte confidenze inconfessabili, di cazziate nel cuore della notte se una delle due si stava lasciando andare a brutti pensieri. E’ la storia dei regali di Natale scartati sul divano di una casa, la sua, che per due mesi all’anno si trasformava nella casa di Santa Claus e della ricerca per ore e ore di ricette on line per tentare dolci senza farina, senza uova, senza zucchero persino riuscendoci. E’ la storia di due mestieri, a tratti incredibilmente convergenti, scelti con amore e portati avanti con dedizione: due mestieri che sapevamo far incontrare perchè se c’era quella che raccontava fatti di cronaca o episodi vari l’altra puntualmente metteva in psicanalisi stranezze e follie e tutto finiva a risate e “acqua minerale a temperatura ambiente pure ad agosto”. E’ la storia di una valigia pronta per Parigi in una casa dove l’albero di Natale svettava in sala fino a febbraio e di un microfono che arriva davanti ad un condominio, come milioni di altre volte “solo” per fare il proprio lavoro, ma quando  riconosce citofono e cassetta della posta si spegne. E’ la storia di Monia e Barbara. Di Monia che lunedì ha portato “i miei ragazzi” ( così chiamava i suoi amati pazienti di Villa Serena) al mare di Città Sant’Angelo fotografandoli sulla neve e spedendo un mms all’amica Barbara che ben sapeva anche lei al gelo tra speciali e interviste per il Tg. E’ la storia di due amiche che avevano un appuntamento con un bel pezzetto di vita da camminare ancora insieme, presto persino vicine di casa, e che la sera prima si erano date la buonanotte come tante altre volte con una valanga di smile e faccine di quelle che mandano baci. Porterò Monia al mare, a cena, a passeggio, a far shopping, a teatro e in vacanza alle Tremiti per i nostri compleanni. Porterò Monia con me immaginandola solo dall’altra capo del mondo per aver rincorso chissà quale sogno o avventura. Del resto è da lei, è credibile. Devo farlo: per non sentirmi senza un dito della mia mano e perchè mi ci vorranno anni per ricordarla e ringraziarla. E’ una storia che ora avrà un cielo di mezzo e che nessuna notte, nemmeno eterna, spezzerà mai.

P.S.   Nella prima interminabile, irragionevole notte senza di lei ho cominciato a cercare nervosamente oggetti e fotografie che la fermassero con me. Un solo pensiero: non crederci e trattenerla. All’alba tra le mani si radunano queste fotografie che ben raccontano la sua classe, il suo stile, la sua allegria, la sua spigliatezza, il suo saper vivere, il suo saper fare facce “da red carpet” come le dicevo sempre. Fotografie che profumano soprattutto e per sempre di amicizia, la nostra amicizia. Era il compleanno di una delle due, una festa su un trabocco e una volta a tavola la sua solita richiesta “per me acqua minerale a temperatura ambiente, grazie”.

monia5

monia3

monia2

 

2 Comments on "Quando è un giornalista a perdere un’amica di tante risate"

  1. ALBERTO GRADIN | 13/01/2017 at 11:27 |

    La lettera di Barbara Orsini è a tratti, consci della disgrazia avvenuta, commovente ! La storia semplice e bella di due donne unite da da un rapporto di sincera e meravigliosa amicizia ! Purtroppo i bei sogni molto spesso, vengono interrotti da un brusco risveglio !

  2. Claudia | 12/01/2017 at 21:59 |

    Carissima Barbara, non la conosco, ma mi viene voglia di abbracciarla… Non riesco a immaginare il dolore che si prova nel perdere un’amica… Purtroppo sarà difficile vivere certi momenti, senza poterli raccontare a lei, ma sicuramente Monia, vestita da angelo saprà già le sue emozioni e sarà accanto a lei per ridere o piangere insieme… Purtroppo in giro ci sono persone disperate e senza palle che si prendono il diritto di togliere la vita di un altro essere vivente e ovviamente spesso siamo noi donne a rimetterci … Perché fisicamente più deboli. Le rinnovo il mio abbraccio e condoglianze…

Comments are closed.