Tra le regioni sulla buona strada per la fase 2 della emergenza Coronavirus c’è anche l’Abruzzo, ma l’unica pronta è l’Umbria secondo la Fondazione Gimbe.
La Fondazione Gimbe, il centro di studi e ricerche sui temi sanitari, ha analizzato le regioni che stanno reagendo meglio alla pandemia.
Nella gran parte delle regioni italiane l’aumento settimanale dei contagi Covid-19 è al 5/6%, una percentuale ancora troppo elevata per immaginare un allentamento delle misure di distanziamento sociale. Il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta, ha dichiarato che le due settimane che precedono l’avvio della fase 2, prevista il 4 maggio, dovrebbero essere utilizzate al meglio per pianificare il percorso, altrimenti le ipotesi di riapertura non sarebbero supportate dai numeri. Secondo Cartabellota la via che stiamo seguendo è giusta, ma siamo ancora lontani dall’azzeramento dei contagi.
Le regioni più sicure, secondo lo studio Gimbe, sono l’Umbria, sola al primo posto, seguita da quelle del Sud, ad eccezione della Puglia. Nell’area più sicura figurano Sicilia, Campania, Molise e Basilicata, ma anche Sardegna e Abruzzo. La Puglia è invece stata messa nel quadrante che comprende l’incremento percentuale superiore.
“La necessità di attendere due settimane – ha spiegato Cartabellota – è legata al fatto che regioni come Sicilia, Campania e Calabria, in cui la cosiddetta prevalenza è relativamente bassa, cioè 100-200 casi per 100mila abitanti, hanno ancora percentuali di crescita attorno al 10-15%. Se questo 15% non rallenta, nelle prossime due settimane avremo 250-300 casi per 100mila abitanti”.
Situazione preoccupante quella registrata in Valle d’Aosta che, secondo il presidente, ha la prevalenza più alta d’Italia. Con prevalenza si intende il numero di casi per quell’area geografica su 100mila abitanti, che in questo caso specifico sarebbe pari a 900.
In poche parole, secondo Gimbe, si deve guardare all’evoluzione dell’epidemia di Coronavirus in rapporto al territorio, considerando la quantità di casi e la velocità di crescita, più che il semplice numero dei casi.
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