In tarda serata la sentenza del Tribunale di Pescara di fallimento della OMA Spa, nonostante gli auspici dei sindacati, il giudice non ha concesso l’esercizio provvisorio.
Da oggi cancelli chiusi ed attività sospese così come non ha potuto far altro che stabilire il Curatore Fallimentare, nonostante ci siano delle commesse da ultimare e, stando a quanto dichiarano in una nota congiunta, Fiom Cgil e Fim Cisl, anche almeno tre manifestazioni d’interesse per l’affitto del ramo d’azienda con il fine dell’acquisto. Da oggi le Officine di Bussi saranno senza manutenzione, e il committente Nuovo Pignone a causa del blocco delle attività di tutti gli stabilimenti, in Abruzzo e Toscana, non riceverà più materiali e servizi.
“Il Curatore ci ha informato – si legge nella nota – che da oggi inizieranno interlocuzioni con i clienti della OMA e che è necessario di un periodo di almeno 20 30 giorni per analizzare la situazione e costruire un percorso che possa garantire il prosieguo delle attività con la relativa conservazione dei posti di lavoro.”
Tuttavia i sindacati si dicono fortemente preoccupati per le sorti degli oltre 300 addetti, anche perché il principale committente potrebbe non avere la pazienza di aspettare tutto questo tempo:
“Le Officine di Bussi non potranno permettersi di concedere nessuna sospensione – si legge nella nota – il Nuovo Pignone non aspetterà questo lunghissimo tempo e le conseguenze saranno la perdita delle commesse che passeranno ad altri fornitori, la perdita delle manutenzioni. la fuga delle professionalità che sono già corteggiate da altre aziende, la richiesta di forti penali alla OMA per il mancato rispetto degli impegni presi.”
A questo si aggiunge il fatto che le maestranze non riceveranno gli stipendi di ottobre e che si sta già provvedendo alla richiesta di cassa integrazione straordinaria, con tempi che, ragionevolmente, costringeranno i lavoratori a non percepire un euro almeno per i prossimi due o tre mesi.
“La situazione è esplosiva – scrivono i sindacati dopo l’infuocata assemblea con lavoratori e lavoratrici – ci sono stati momenti di tensione e temiamo per questo clima, non escludiamo nei prossimi giorni che dagli stabilimenti toscani che abruzzesi partano manifestazioni dirette verso le Istituzioni. La Regione Abruzzo – conclude la nota – ieri sera è stata resa edotta dell’ulteriore evoluzione della situazione, ci aspettiamo pieno supporto”
Immediata la presa di posizione da parte della Regione affidata ad una nota dell’assessore regionale al lavoro Mauro Febbo:
“Come Governo regionale abbiamo seguito fin dall’inizio l’evoluzione della vicenda OMA comprendendo immediatamente che si trattava di una situazione complicata sia per gli aspetti legati alle procedure concorsuali sia per i rivolti di carattere penale. Di una cosa possono stare certi i centocinquanta lavoratori delle due aziende del gruppo che hanno sede in Abruzzo: faremo tutto ciò che è nelle ns possibilità per individuare una soluzione che garantisca continuità produttiva e possa assicurare un futuro ai dipendenti ed alle loro famiglie”. Lo ha dichiarato l’assessore alle Attività produttive, Mauro Febbo, all’indomani della notizia della mancata concessione dell’esercizio provvisorio da parte dei giudici del Tribunale di Pescara. “Cosa auspicabile ma altrettanto prevedibile – ha aggiunto Febbo – in considerazione del fatto che il Magistrato deve comunque tener conto della tutela dei terzi creditori. in ogni caso, comprendiamo lo scenario drammatico che ha comportato lo stop delle attività all’interno dei due stabilimenti OMA di Tocco da Casauria e di Castiglione a Casauria. Dal momento in cui il Tribunale di Pescara ha dichiarato con sentenza il fallimento dell’azienda – ha spiegato Mauro Febbo – dopo che la procedura di concordato preventivo non ha avuto esiti, sono in contatto costante con il curatore fallimentare Roberto Costantini per capire quali margini ci sono per scongiurare il blocco delle attività che determinerebbe la perdita delle commesse. Il curatore sta facendo un gran lavoro di “tessitura” avendo incontrato, nell’immediato, le tre ditte che si erano dichiarate disponibili al subentro mentre, nella giornata di domani, incontrerà le ditte fornitrici provenienti da Firenze. Alla curatela, sia il sottoscritto che le Organizzazioni Sindacali, abbiamo rappresentato che la cessazione, anche temporanea dell’attività, comporterebbe grave nocumento al prosieguo di qualsiasi attività. Ciò è ben presente anche al curatore che conosce le problematiche essendo stato il relatore della richiesta di concordato, ma anche ai Giudici. Le attività poste in essere dal dott. Costantini con estrema solerzia e professionalità – ha continuato Febbo – hanno comunque necessità di una tempistica di almeno 48-72 ore per la presentazione di un quadro completo e “neutro” al Magistrato che dovrà prendere una decisione tenendo conto sia dei posti di lavoro di ben 320 lavoratori tra Abruzzo e Toscana sia dei terzi creditori. La Regione – ha concluso l’assessore Febbo – comunque farà doverosamente la sua parte”.
“Rispettiamo le scelte del giudice, ma c’è l’aspetto sociale da tenere in considerazione perché la vicenda coinvolge 341 famiglie. L’auspicio è che si possa andare verso l’esercizio provvisorio. In quel caso la partita sarebbe ancora aperta. Se invece l’azienda resterà chiusa ci sarà poco da fare”. Lo afferma il segretario della Fiom Cgil Pescara, Andrea De Lutis. “Continuiamo a pregare per un cambio di rotta, affinché si vada verso l’esercizio provvisorio: in quel caso i lavoratori continueranno ad essere operativi e a rifornire i clienti. Ci sono tre potenziali acquirenti, uno dei quali, in particolare, ha già prodotto la relativa documentazione. Ma se l’azienda resterà chiusa per 20 o 30 giorni temiamo che ci sia poco da fare”.
La Fiom Cgil, che sta lavorando insieme alla Fim Cisl, per lunedì mattina sta organizzando una manifestazione a Pescara.
Sulla vicenda, a margine di una conferenza stampa, interviene anche il direttore generale di Confindustria Pescara Chieti, Luigi Di Giosaffatte: “Attendiamo che ci siano disposizioni da parte del curatore, perché in questo momento è tutto in mano lui. Ci preoccupiamo di essere responsabili sul territorio per capire cosa si può fare per sostenere almeno il salario dei lavoratori di quell’azienda, che, tra l’altro, hanno un know how importante e interessante da mettere in campo. Saremo a disposizione delle istituzioni che ci diranno in che modo Confindustria può essere utile”.