A 48 ore dall’avviso di conclusione delle indagini per la tragedia di Rigopiano, la Procura di Pescara ha depositato oggi la richiesta per 18 archiviazioni, chiarendo anche in merito ad alcune polemiche sollevate per il mancato coinvolgimento di certe figure.
La procura di Pescara non ha riscontrato responsabilita’ penali in capo ai politici, fra i quali tre ex presidenti della Regione Abruzzo, per la tragedia dell’hotel Rigopiano, in particolare per la mancata realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli di valanga (Clpv). I pm, pero’, menzionano una situazione di ‘sudditanza psicologica’ dei dirigenti nei confronti dei politici di turno che concorre a spiegare “una scarsa sensibilita’ e attenzione in materia di Protezione civile”. La procura ha chiesto l’archiviazione per i tre ex presidenti di Regione, Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco, e Gianni Chiodi, e per Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca, assessori che si sono succeduti alla Protezione Civile; Enrico Paolini, ex vice presidente della Regione Abruzzo.
“Nel caso di specie, gli obblighi giuridici di attivarsi penalmente, rilevanti in quanto impeditivi dell’evento nelle fattispecie delittuose ipotizzate, gravano in via esclusiva sugli appartenenti alla dirigenza tecnico amministrativa dell’ente”, si legge nella richiesta di archiviazione, “non essendo emersi profili di concreto coinvolgimento degli appartenenti alla direzione politica tali da fondare anche una loro concorrente responsabilita’ penale”. “E’ emersa in modo ampio e diffuso una scarsa sensibilita’ e attenzione in materia di Protezione civile sullo specifico tema del pericolo da valanghe da parte degli organi tecnici della Regione”, rileva la procura nella richiesta di archiviazione. “In particolare, e’ dato un comportamento di ‘sudditanza psicologica’ gravante sulle figure dirigenziali, la cui carriera dipende gerarchicamente dal favore del politico, verso quest’ultimo: sudditanza che si traduce nel non voler porre al politico richieste (stanziamento) che si intuisce non sono nelle di lui priorita’ di programma”. Secondo i pm, “questo modo di essere e quindi di operare e’ certamente censurabile nel funzionario ma pone un serio interrogativo anche sulla qualita’ di un politico che a priori viene percepito dal tecnico cosi’ sordo a cio’ che non lo motiva politicamente, che non gli si pone nemmeno la richiesta”. “Ovviamente – proseguono i pm – questi temi non implicano un apprezzabile rilievo penale, ma e’ necessario farne qui menzione perche’ concorrono a spiegare le condotte (omissive) che hanno portato alla presente richiesta di archiviazione per i politici, procedendosi invece nei confronti di alcuni funzionari”.
Altro chiarimento quello relativo alla vicenda della gestione dell’emergenza che ha visto iscrivere sul registro degli indagati nomi eccellenti come l’ex prefetto di Pescara Provolo, ma su questo punto anche l’ex presidente della Provincia Di Marco. Tra gli indagati, invece, non figurano altre persone come la famosa funzionaria Daniela Acquaviva, balzata agli onori della cronaca per la famosa frase “la mamma degli imbecilli è sempre in cinta” riferita all’allarme lanciato da Quintino Marcella, scambiato quasi per un mitomane. Oltre a lei al responsabile del 118 Vincenzino Lupi. Entrambi sono finiti nel registro degli indagati in riferimento alla gestione dell’emergenza e all’attivazione dei soccorsi, in particolare per avere considerato non attendibili le richieste telefoniche di soccorso avanzate prima da Giampiero Parete, uno dei superstiti della tragedia, e poi dal ristoratore Quintino Marcella. La Procura ha chiesto l’archiviazione per Lupi e Acquaviva affermando che
“non vi sono elementi sufficienti per ritenere eziologicamente ricollegabili agli eventi lesivi conseguenti al crollo dell’Hotel Rigopiano le contestate condotte tenute dai funzionari indagati che hanno determinato di certo un ritardo da una a due ore nella attivazione dei soccorsi”. Al riguardo risulta determinante la relazione tecnica dei medici legali che “ha escluso che i ritardi nell’avvio dei soccorsi, conseguenti alla sottovalutazione delle prime telefonate di segnalazione dell’evento che ne hanno determinato l’effettivo avvio solo a partire dalle ore 19.30 del 18 gennaio 2017, abbiano avuto influenza causale sui decessi e sulle lesioni riportate dai superstiti”.