Era da tutti conosciuto come “Mimmo il foggiano”, oppure come il boss dell’Adriatico: Domenico Castellabate si è spento a 61 anni a causa di una brutta malattia. Viveva in Abruzzo e casualmente lo intervistammo durante un sondaggio a Pescara. Di seguito il servizio del Tg8.
Per la verità la notizia è uscita fuori solo all’apertura di un processo nei giorni scorsi a Teramo dove Castellabate era imputato con l’accusa di lesioni personali aggravate. Il giudice, una volta concluso l’appello, ha comunicato il reato estinto per morte del reo. 61 anni, originario di Foggia, Domenico Castellabate ha vissuto costantemente una vita fuori legge, tra estorsioni, traffico di droga, omicidi e legami con le più importanti organizzazioni criminali: “Ho ucciso e hanno tentato di uccidermi, spesso mi sono difeso dalla falce, uccidendo a mia volta,” diceva. Tempo fa aveva anche affidato le sue memorie a una pubblicazione di una scrittrice teramana, ma fu coinvolto in un’altra vicenda giudiziaria per tentata estorsione. Castellabate, infatti, sul più bello aveva cercato di non rispettare gli accordi perché avrebbe voluto prendere contatti con la casa editrice per guadagnare di più. Alle sue spalle 29 anni di reclusione per vari delitti ed altrettanti di latitanza, negli ultimi anni viveva in Abruzzo, a Silvi, dove è morto in solitudine.
Recentemente la nostra Antonella Micolitti (nella foto), con l’operatore Andrea Berardinelli, lo aveva incontrato casualmente in pieno centro a Pescara e gli aveva fatto una breve intervista, durante un sondaggio su un argomento totalmente diverso, il famoso e mai realizzato ponte del cielo. Per la verità, la nostra troupe era incredula circa le parole di Mimmo “il Foggiano” che, candidamente, diceva di essere un gangster e di venir definito il boss dell’Adriatico. Inizialmente, infatti, tra le diverse persone intervistate, la nostra troupe non pensava di certo che si trovasse di fronte a un vero boss, ma aveva preso le sue parole come una burla. Invece, tutto vero: era l’uomo dalle tante vite. “Amo Pescara, è una bella città, ci aveva detto”, proprio a piazza Salotto dove, per caso, lo avevamo intervistato. Qualcuno ha ipotizzato anche che l’uomo si fosse inventato la vita da boss per creare un alone di mistero e attenzione attorno a sé, ma ora, Domenico Castellabate non può più raccontarlo. La malattia, stavolta, è stata più forte di ogni suo atto.
Il servizio del Tg8