Abruzzo- Ancora terra di campanili?

solvay bussi

province-2Per uscire dalla crisi, per combattere l’Isis, per eleggere il Presidente della Repubblica, ma anche e più banalmente per avere la meglio nelle riunioni di condominio piuttosto che nelle discussioni di famiglia: si fa sempre un gran parlare del “far squadra”, un gran parlare appunto a giudicare da quanto, poi, nei fatti e nel quotidiano, assistiamo anche semplicemente nelle nostre città. Una sorta di matrioska dei campanili dove quelli del centro mal vedono quelli di periferia, chi nasce al mare diffida dei corregionali di montagna, chi vive in una città antica fa lo snob con chi, anche a pochi chilometri di distanza, ha messo radici in una metropoli dallo stile contemporaneo. L’eccezione alla regola? Difficile rintracciarla. Piuttosto, tante conferme a questa sorta di lettura sociologica del campanilismo all’italiana: fenomeno che non risparmia il nostro Abruzzo a giudicare da alcuni fatti in particolare accumulatisi nelle ultime settimane. Dalla diatriba tra L’Aquila e Pescara per i piani alti di Confindustria, passando per la più recente polemica, sempre tra il capoluogo di regione e quello adriatico, innescata questa volta da una dichiarazione del  Presidente D’Alfonso in materia di edilizia sanitaria: l’idea del Governatore d’Abruzzo di un maxi polo ospedaliero che comprenda Pescara e Chieti sembra non sia piaciuta a nessuno. Non è piaciuta a Chieti che da sempre attinge all’immenso bacino di tirocinanti e neo laureati della Facoltà di Medicina alimentando la fama della clinica universitaria. Non è piaciuta a Pescara che si è costruita negli anni un’identità di ospedale intermetropolitano attirando pazienti dall’intera provincia, ma non è piaciuta nemmeno a L’Aquila l’idea di D’Alfonso. Il timore è che i fondi ministeriali destinati ad esempio al nuovo elisoccorso aquilano vengano azzerati perchè destinati appunto al super ospedale: a soffiare sul fuoco delle polemiche appena ieri Guido Liris, consigliere comunale di FI nonchè medico aquilano. Che dire, poi, dell’ultima aggressione, in odine di tempo, consumatasi ai danni di un pescarese reo di aver sfidato le sorti di un gruppetto di teatini permettendosi di passeggiare per le vie di Chieti con indosso la felpa con la scritta “Pescara”? Forse tifosi neroverdi, di certo poco tolleranti: la Digos li cerca, il pm ha aperto un’inchiesta per rapina, il pescarese aggredito ha raccontato di una scarica di calci e schiaffi sotto gli occhi della fidanzata, un paio di passanti pare abbiano parlato addirittura di un vero e proprio pestaggio. Guai,in ogni caso, a chiamarlo episodio o a liquidarlo come la stupida euforia dei soliti noti: fatti del genere accadono troppo spesso lontano dai tornelli degli stadi e senza un fattore scatenante che certo non li giustificherebbe comunque! A stemperare animi e campanili ci pensa il candidato del Pd alla poltrona di sindaco di Chieti Luigi Febo: alcuni suoi manifesti elettorali sono stati alterati e così un I LOVE CH è diventato I LOVE PE. Febo reagisce con un sorriso forse pensando che a giocargli lo scherzetto più che un gruppetto di pescaresi bontemponi siano stati dei chietini come lui evidentememte di opposto credo politico!

Be the first to comment on "Abruzzo- Ancora terra di campanili?"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*