Abruzzo dei parchi : il ” caso” del camoscio appenninico

Camoscio appenninicoDa poco più di 30 esemplari, che all’inizio del ‘900 vivevano nel territorio che di lì ad alcuni anni sarebbe diventato l’area del Parco Nazionale d’Abruzzo, agli oltre 2000 di oggi : il camoscio appenninico (nome scientifico Rupicapra pyrenaica ornata), mammifero che si trova esclusivamente in Italia. Sullo stato di conservazione del camoscio più bello del mondo, come viene unanimemente definito dagli zoologi quello appenninico, studiosi internazionali saranno fino al 20 giugno a Lama dei Peligni, nel Parco nazionale della Majella, per un congresso internazionale, momento di chiusura del progetto Life dell’Unione Europea ‘Coornata’, promosso dal Parco con Legambiente e i parchi dell’ dell’Appennino, Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Parco Regionale Sirente Velino. “Il camoscio – spiega Franco Iezzi, Presidente del Parco della Majella – può essere considerato a pieno titolo un ambasciatore dei Parchi Italiani. Non solo rappresenta un caso di successo internazionale per le politiche di conservazione di una specie a rischio, ma la sua tutela è legata strettamente a quella del territorio in cui vive e alle politiche di istituzione delle aree protette. Insomma, se non ci fossero stati i Parchi dell’Appennino con tutta probabilità il camoscio non sarebbe sopravvissuto”. “Il ‘Life Coornata’ – commenta Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente – è stato particolarmente importante perché per la prima volta le attività di conservazione sono state sviluppate congiuntamente e condotte in forma coordinata da tutti i parchi dell’Appennino centrale interessati dalla presenza, anche potenziale, del camoscio appenninico”. Il ‘Life Coornata’, dicono gli esperti, può anche essere considerato un caso esemplare di successo della ricerca made in Italy all’interno dei Parchi, perché sono state sperimentate per il ripopolamento alcune tecniche di cattura e rilascio, totalmente innovative e mai usate prima: le box trap e le up-net. Si tratta di dispositivi per catture collettive degli esemplari, che hanno il vantaggio, rispetto alla tele anestesia di singoli individui, di trasferire un certo numero di animali simultaneamente.

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