All’ergastolo per aver ucciso e fatto in cinque pezzi la convivente, si vede accogliere l’appello. Ma resterà in carcere.

mazzaadeleUna sentenza a sorpresa, che farà certamente discutere. La Corte d’Appello de L’Aquila ha cancellato l’ergastolo a Romano Bisceglia, il teramano accusato di aver ucciso e fatto in cinque pezzi l’ex compagna Adele Mazza. La sentenza di accoglimento dell’appello è stata pronunciata questa mattina ma non se ne conoscono ancora le motivazioni. Al centro delle valutazioni della Corte una serie di motivi del ricorso presentato dal difensore di Bisceglia, l’avvocato Barbara Castiglione, tra i quali una ragione di impugnativa solo formale, che però può aver innescato il clamoroso epilogo. E cioè che c’era una sostanziale difformità tra i nomi dei giudici popolari, seduti in primo grado accanto ai due giudici togati, e quelli riportati nella stesura della sentenza. Un cavillo che potrebbe aver compromesso un lungo processo terminato con la condanna all’ergastolo e all’isolamento diurno dell’imputato. L’omicidio di Adele Mazza avvenne il giorno di Pasqua del 2010. I resti della donna furono poi trovati in una scarpata al ciglio di via Franchi, nella serata del 5 aprile. Bisceglia avrebbe trascorso le festività pasquali con Adele Mazza, che conosceva da anni e con lei aveva un rapporto di convivenza saltuaria ma caratterizzata da violenze e costrizioni tese allo sfruttamento della prostituzione. Un rapporto deteriorato, sfociato con un atroce delitto perché, ha sostenuto l’accusa, la donna voleva affrancarsi da una vita fatta di sofferenze e di degrado. Strangolata con una corda dopo essere stata probabilmente tramortita e poi sezionata in cinque pezzi, riposti poi in buste di plastica e portati, con un carrellino, fino al fossato di via Franchi per essere buttati e nascosti. Ad incastrare Bisceglia, soprattutto il Dna, quello estratto da un pezzetto di adesivo che doveva servire per assicurare una delle buste di plastica al carrellino.

MA L’IMPUTATO RESTA IN CARCERE
Romano Bisceglia rimarrà in carcere. Sarà riprocessato in Assise a Teramo, con un collegio differente. La decisione della Corte d’Appello dell’Aquila di annullare l’ergastolo inflitto in primo grado, secondo fonti giudiziarie, sarebbe stata obbligata in quanto in alcune udienze di quel processo, dedicate a testimonianze importanti e perizie, si sarebbe creato un problema, che risulterebbe dai verbali, sull’assegnazione del supplente per i giudici popolari assenti. L’anomalia sarebbe stata sollevata oggi dallo stesso Procuratore generale, Romolo Como, che ha solo commentato: “Quella assunta oggi è una decisione lineare sulla base delle carte del processo di primo grado”. Bisceglia in questo modo rimane in carcere, in quanto ricominciano i termini per la custodia cautelare. Andando avanti regolarmente, invece, sarebbe stata la Cassazione, sulla base dei verbali delle udienze di primo grado, a riformare probabilmente la sentenza e, in quel caso, sarebbero potuti essere nel frattempo scaduti i termini della custodia cautelare previsti tra le varie fasi dei processi.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.

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