video » Alloggi: “No sfratti, no service tax”

casaIl mese di ottobre è il mese della campagna internazionale “Sfratti zero”.
Sulla base di un appello che ha visto l’adesione di centinaia di associazioni, comitati, sindacati, movimenti, rappresentanti enti locali, oggi in 100 piazze italiane, e due abruzzesi, si è svolta  la seconda giornata di mobilitazione contro gli sfratti e per dire no alla nuova “Service tax”
In Italia i dati parlano chiaro: 70 mila nuove sentenze nell’ultimo anno, di cui oltre 60 mila per morosità, 130 mila richieste di esecuzione da parte degli ufficiali giudiziari, 30 mila sfratti eseguiti con la forza pubblica ogni anno, 140 famiglie sfrattate con la forza pubblica ogni giorno, 9 su 10 per morosità. Un’ondata di sfratti che si aggraverà ulteriormente per l’annunciata introduzione della service tax che sposterà almeno una parte considerevole della tassazione, per miliardi di euro, sulla casa dai proprietari agli inquilini.
In Abruzzo nel 2012 le sentenze di sfratto emesse sono state 788 con un aumento rispetto al 2011 del 26,8%. La stragrande maggioranza sono per morosità (714 su 788). In provincia di Pescara le sentenze sono 413, con un aumento del 33,23 % rispetto al 2011..
A fronte di questa emergenza Unione Inquilini e Rifondazione Comunista chiedono la rapida approvazione della legge regionale presentata dal consigliere Maurizio Acerbo(PRC) nel 2012: “Misure urgenti per la riduzione del disagio abitativo. Istituzione commissioni territoriali per la graduazione degli sfratti”. 
A Pescara con un banchetto a partire dalle ore 10.00 in Piazza Sacro Cuore si è svolto il volantinaggio tra la gente per sensibilizzare e spiegare. Presidi e volantinaggi anche a L’Aquila.
L’Unione Inquilini, Rifondazione Comunista e il comitato “Sfratti zero” chiedono:
a) un provvedimento urgente di sospensione dell’esecuzione per tutti gli sfratti, compresa la morosità incolpevole;
b) il varo di un vero piano casa che affronti due questioni fondamentali: risolvere la strutturale carenza di alloggi popolari a canone sociale che impedisce ai comuni di rispondere alle 650 mila famiglie utilmente collocate nelle graduatorie a cui non è possibile dare una risposta;
c) la riduzione del 50% degli affitti privati per gli inquilini in cambio dell’abbattimento della tassazione per i proprietari.


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