Non c’è solo Ombrina. In un determinato momento, oltre la metà del territorio abruzzese è stata interessata da istanze di ricerca e di estrazione di idrocarburi. Stessa sorte è toccata ad una grande fetta di mare antistante alla sua costa. Dati e numeri sono stati evidenziati da WWF, Legambiente, Italia Nostra, Lipu, FAI, CAI ed Arci. Già nel 2009, WWF e Legambiente presentarono il primo dossier sulla petrolizzazione in Abruzzo. Oggi, secondo i rappresentanti delle associazioni ambientaliste, l’Abruzzo continua ad essere una regione occupata dai petrolieri. “Le recenti vicende di Ombrina Mare ed Elsa 2 hanno riportato l’attenzione sul reale pericolo che la nostra regione possa diventare un vero e proprio distretto petrolifero”, hanno ribadito i rappresentanti delle varie associazioni. L’appello congiunto è ai parlamentari abruzzesi, alla Giunta ed al Consiglio regionali e ai Sindaci dei Comuni, soprattutto del costituendo Parco della Costa Teatina, per arginare quella che, dati alla mano, le varie associazioni hanno definito la deriva petrolifera in Abruzzo.
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