Il Pino nero è la specie che per la longevità e per le sue caratteristiche di facile attecchimento sul territorio montano è stata impiegata di più per rimboschire versanti scoscesi, rocciosi o aridi, già dalla fine dell’800, per un totale di 30mila ettari di boschi di conifere in tutta la regione. A distanza di tanti anni, per la mancanza di interventi su queste colture, i boschi di Pino nero sono arrivati al termine del loro ciclo vitale, cessando anche la loro funzione di protezione contro il rischio idrogeologico. Diventando anzi in molti casi, e la storia degli incendi nelle ultime estati lo conferma, una debolezza per il rischio di incendi e per problemi fitosanitari. Per ri – naturalizzare i boschi di conifere parte proprio in questi giorni il progetto “Morinabio”, finanziato dalla Regione con 200mila euro, e messo a punto dalla società Energia e Territorio. Un progetto realizzato in collaborazione con l’università dell’Aquila, l’università della Tuscia e la Sapienza di Roma. Si parte, in via sperimentale, con il rimboschimento di pino nero, di circa 60 anni, al Passo delle Capannelle, nel territorio del Comune di Pizzoli. Verranno adottate delle forme di lavorazione e produzione per le economie della montagna, per la forestazione produttiva e suoi sviluppi aziendali e occupazionali e sarà anche l’occasione per verificare lo stato dell’arte della filiera forestale di montagna, con lo sviluppo di nuovi processi, dalle tecniche di esbosco e lavorazione delle conifere alla produzione di prototipi energetici. Il legno ricavato sarà utilizzato per produrre pellet oppure destinato a impianti a biomasse. Per portare avanti i lavori saranno utilizzati anche i cavalli. A curare il progetto sono Anna Rita Frattaroli del dipartimento Mesva, della sezione Scienze ambientali dell’Università dell’Aquila; Roberto Mercurio del dipartimento Gesaf dell’ Università Mediterranea di Reggio Calabria e Rodolfo Picchio del dipartimento Dafne dell’Università della Tuscia di Viterbo.
Ambiente: progetto “Monirabio” per il rimboschimento
(di Marianna Gianforte)
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