Arsenale in un furgone a Pescara: un arresto a Busto Arsizio

Carabinieri3Nelle prime ore della mattinata, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Pescara hanno notificato, presso la casa circondariale di Busto Arsizio (Varese), l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Giovanni Misso, 60enne pluripregiudicato di origini genovesi, per i reati di concorso in detenzione illecita di armi da guerra con matricola abrasa con relativo munizionamento e ricettazione. La misura cautelare è scaturita dalle complesse indagini portate avanti dopo il ritrovamento, nel febbraio 2014, di un furgone (poi risultato rubato) con a bordo un vero e proprio arsenale da utilizzare per una rapina. Il 3 febbraio 2014 la pattuglia in servizio di perlustrazione aveva notato, in un parcheggio condominiale in zona Colli, molto vicino alle poste di via di Sotto, un Ducato parcheggiato in modo sospetto; il mezzo, oggetto di furto denunciato nel teramano la settimana precedente, era aperto e ad una prima ispezione era stato notato un borsone nel cassone posteriore; dentro c’erano due kalashnikov e relativi caricatori inseriti contenenti ognuno trenta colpi; un fucile a pompa e quattro cartucce inserite cal 12; una pistola glock mod 17 con con caricatore contenente quindici cartucce 9×21; due giubbini antiproiettile privi di etichetta; due passamontagna; un paio di guanti da cantiere; un paio di pantaloni acetati; due fascette da idraulico; una tanica da cinque litri contenente benzina;una miccia artigianale (queste ultime da usare per dare fuoco al furgone una volta compiuto il colpo). Tutte le armi avevano la matricola abrasa ed erano in perfetto stato di efficienza. Il materiale rinvenuto ed il veicolo erano stati sottoposti a sequestro per l’espletamento di opportuni accertamenti tecnico-scientifici, a seguito dei quali il RIS di Roma era riuscito ad estrapolare 3 profili di DNA. Le successive indagini hanno permesso di attribuire uno di questi proprio a Giovanni Misso, balzato agli onori della cronaca per una serie di efferate rapine commesse su tutto il territorio nazionale. Il malvivente ha un ultratrentennale curriculum delinquenziale, con una impressionante serie di rapine, alcune delle quali commesse in Abruzzo, oltre all’omicidio del brigadiere dei Carabinieri Ruggero Volpi, commesso il 12 ottobre 1977, nel tentativo, unitamente ad altri 3 assassini, di far evadere un loro complice durante una traduzione dal carcere di Genova.

A Pescara Misso aveva attirato l’attenzione dei Carabinieri della Compagnia quando il 16 ottobre del 2014 i militari, nel corso di una lunga e complessa indagine condotta in collaborazione con la Questura di Pescara, lo avevano individuato quale carismatico capo di una efferata associazione per delinquere finalizzata alle rapine ai portavalori. A lui e agli altri componenti della banda, Mario DI EMIDIO, Nicola NOCELLA, Massimiliano PALLIOTTI e Roberto DE LIDO, era stata contestata, in particolare, la rapina ad un furgone portavalori avvenuta il 17 giugno del 2013 nei pressi del centro commerciale Mall di Villanova (PE), che fruttò un bottino di 52.000 euro e la pistola sottratta all’atterrita guardia giurata, e la rapina ad un distributore di carburanti avvenuta il 27 maggio del 2013 a Villa Raspa di Spoltore (PE), durante la quale furono asportati oltre 4.000 euro. Durante le indagini erano state inoltre impedite, poco prima della commissione, altre due rapine, di cui una in particolare da consumarsi sull’autostrada A25 Pescara-Roma, ai danni di un furgone portavalori. A tre componenti della banda erano stati, inoltre, imputati i furti di due autovetture, messe a disposizione dell’organizzazione per portare a segno gli assalti, mentre ad uno solo degli indagati era stato contestato anche il reato di spaccio di cocaina. Durante il blitz eseguito il 16 ottobre 2014 il Misso era però riuscito a sottrarsi alle ricerche, nonostante fossero state immediatamente estese a livello europeo con la richiesta di un mandato di cattura internazionale. Il pericoloso malvivente si era intanto 

rifugiato in Lombardia dove, durante la latitanza, aveva continuato a fare il proprio “mestiere” di rapinatore: i Carabinieri del Gruppo di Monza avevano infatti puntato i loro fari su una banda di rapinatori che aveva imperversato in varie province del nord Italia: al termine dell’indagine, condotta con il supporto di attività tecnica, sono state complessivamente arrestate 7 persone in flagranza di reato, tra il MISSO Giovanni, e 12 su ordinanza di custodia cautelare per aver commesso, nel solo 2014, ben 14 assalti. Anche in questo caso gli obiettivi erano stati portavalori, uffici postali, distributori e centri scommesse. In tre circostanze inoltre i malviventi non avevano esitato a fare fuoco con le micidiali armi a disposizione, esplodendo in una circostanza un colpo di fucile a pompa al ginocchio di una guardia giurata che aveva tentato una reazione ed in un’altra. Il sodalizio aveva inoltre deciso di allargare la propria area perfino all’estero, consumando una rapina in un distributore di benzina in Svizzera, nel vicino Canton Ticino. Anche in Lombardia la banda aveva la disponibilità di un vero e proprio arsenale del tutto simile a quello rinvenuto a Pescara. Anche in Toscana Misso aveva fatto parlare di sé in quanto, nel mese di febbraio, i Carabinieri di Livorno hanno individuato il malvivente quale autore, il 2 agosto 2011 unitamente ad altri due complici, di una tentata rapina ad un portavalori consumata a Rosignano Marittimo dove i tre avevano provato ad aprire il furgone ma, a causa del sopraggiungere di passanti, avevano desistito portando però con sé, anche in questo caso, la pistola sottratta alla guardia giurata. Nell’episodio i rapinatori si erano travestiti da giardinieri per mimetizzarsi meglio. Fatale, questa volta, è stata una bottiglia di plastica lasciata sul posto dalla quale era stato estratto un DNA che, grazie alle indagini condotte nel frattempo dai Carabinieri di Pescara, è stato possibile associare a Giovanni Misso.
Sono ancora in corso ulteriori indagini da parte dei Carabinieri di Pescara volte all’individuazione dei complici a cui associare i corrispondenti profili di DNA rinvenuti sulle armi per dare un nome ed un volto a spregiudicati criminali.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.

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