“Per l’ennesima volta, in Abruzzo, a causa di una famiglia che sbaglia, i media generalizzano e strumentalizzano, mettendo in cattiva luce l’interà comunità rom, frenando il percorso di integrazione e ponendo un ostacolo alla nostra volontà di isolamento di chi delinque”. E’ il duro sfogo del presidente nazionale della Fondazione Romanì, l’abruzzese Nazzareno Guarnieri, che si definisce “allibito ed indignato” per il modo in cui i media hanno trattato la vicenda della tentata rissa tra un gruppo di rom ed uno di ultras, davanti al tribunale di Pescara, a margine dell’udienza per il processo sull’omicidio di Domenico Rigante. “Ieri una famiglia rom ha fatto scelte totalmente sbagliate, ma non si può parlare di un’intera comunità per errori commessi da pochi; è un’esasperazione, è come gettare benzina sul fuoco”, dice Guarnieri sottolineando che la Fondazione sta valutando se vi siano gli estremi legali per ipotizzare il reato di istigazione all’odio razziale. “Pagassero i rom che hanno sbagliato – aggiunge Guarnieri -, ma non si può attaccare l’intera comunità. Io giro l’Italia e non ho mai visto nulla di simile, neppure in quei posti dove, con i campi nomadi, la situazione è mille volte più difficile”. Guarnieri annuncia inoltre nuove iniziative di sensibilizzazione e dice che nelle prossime ore contatterà il presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo per confrontarsi su quanto accaduto.
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