Persino Wikipedia ne racconta la gloriosa storia, dai primi passi mossi a Roma quando il sarto Nazareno Fonticoli e il suo socio Gaetano Savini aprirono il loro primo negozio in Via Barberini alla fine della seconda guerra mondiale: la ditta prese il nome dalle isole Brioni, che si affacciano sulle coste dell’Istria in Croazia. E se è a metà degli anni ’60 che viene inaugurata la fabbrica di Penne l’eleganza Brioni vestirà anche James Bond e personaggi del calibro di Barack Obama, Nelson Mandela, Giorgio Napolitano, il Principe Andrea d’Inghilterra, il Sultano della Malesia. Nel 2009, poi, il primo pesante periodo di crisi , due anni più tardi nel 2011 viene acquisita dalla multinazionale francese PPR per 350 milioni di euro.
In seguito ad una ripresa economica, nel 2012 la Brioni Roman Style introduce nel contratto aziendale di circa 1200 dipendenti dello stabilimento di Penne una sorta di “welfare aziendale”, riconoscendo all’azienda un ruolo di sostegno della qualità della vita dei propri dipendenti. Eppure appena ieri si è svolta  un’assemblea congiunta di Cgil, Cisl e Uil al termine della quale in una nota congiunta è stata espressa : “Profonda preoccupazione per le dichiarazioni della direzione aziendale che annuncia 60 esuberi tra il personale operaio e impiegatizio cosidetto “indiretto” .
Tutto questo dopo ben due procedure di mobilità, che, negli ultimi tre anni, hanno prodotto l’espulsione di oltre 150 lavoratori della Brioni, della Roman Style e la chiusura totale dell’attività della Brioni dimensione donna di Congiunti.
“Una politica aziendale sbagliata- insistono le sigle sindacali- che ha premiato in numero e stipendi solo i tanti, tropp dirigenti:  una clava con la quale ora si vuol tagliare tra operai specializzati e sarti di pregio. Di quì lo stato di agitazione ed un pacchetto di ore di sciopero da calendarizzare a breve:
” venga fugata l’incertezza sul futuro – chiude la nota congiunta – affinchè si possa lavorare sereni e nel solo interesse di un marchio ancora oggi leader della sartoria mondiale!”.

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