Bussi: La discarica Tremonti esclusa dal progetto di bonifica

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bussiPronto, impacchettato e spedito al Ministero dell’ambiente, il progetto per bonificare le aree del sito industriale di Bussi, redatto a 4 mani da Solvay e dal Commissario Goio ed avallato dal sindaco Lagatta, suscita in realtà una marea di perplessità. La prima che balza agli occhi l’esclusione della discarica Tremonti, dove i livelli d’inquinamento sono più alti, e a seguire tutte le altre già evidenziate in più occasioni dagli ambientalisti, riguardo, in particolare, i termini legati alla successiva reindustrializzazione. In sostanza le uniche aree prese in esame sono le cosiddette 2A e 2B, quelle più a monte, dove il livello d’inquinamento é più basso. Rispetto, poi, ad un iniziale progetto presentato da Solvay, obbligato dal tribunale a farsi carico della bonifica, la costruzione di una discarica di servizio su 5 ettari interni al sito industriale e la bonifica di due ettari esterni, contestata da tutti, si é trasformata in realizzazione di un sito di deposito permanente per soli rifiuti non pericolosi o inerti, con il relativo trasporto in discariche esterne autorizzate, dei rifiuti pericolosi. Trattandosi di rifiuti comunque industriali – fanno notare gli ambientalisti – ci si chiede cosa s’intende per pericolosi e non pericolosi ed in ogni caso questo progetto ha tutta l’aria dell’ennesimo favore alle multinazionali della Chimica, piuttosto che un primo concreto passo in direzione della reale tutela della salute dei cittadini. Questo dubbio nasce dalla inusuale solerzia con la quale le parti interessate sono giunte alla definizione del progetto, con riunioni anche in piena estate: “Una  sospetta corsa contro il tempo – fanno notare gli ambientalisti – perchè a gennaio ci sarà l’udienza del Consiglio di Stato sul ricorso alla condanna al Tar  del sostegno di tutte le spese per la bonfica. In caso di condanna confermata la Solvay si troverebbe nella condizione di aver assolto all’incombenza risparmiando decine di milioni di euro attraverso un progetto non certamente risolutivo nel suo complesso.” Nel merito, poi, del progetto stesso, dopo la bonifica la cosiddetta messa in sicurezza: “Un solettone di cemento – fanno notare ancora gli ambientalisti – sopra il quale, immaginiamo, si andrà a realizzare il sito di deposito permanente di rifiuti non pericolosi.” Insomma un progetto inutile alla collettività, molto più utile ai privati che in una sorta di sudditanza psicologica vengono ancora una volta omaggiati dagli Enti Locali pronti a venire incontro alle esigenze delle multinazionali piuttosto che inchiodarle alle loro responsabilità. “Al contrario – sostengono ancora diversi ambientalisti – presto sarà pronto un documento frutto della tanto attesa concertazione voluta dalla Regione, tra l’altro esclusa, insieme all’Arta, dalle riunioni estive di cui sopra, e che invece darà risposte imprtanti per la vera soluzione alla problematica dei siti inquinati.

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