Caso D’Afonso: chi calcola il danno al tessuto economico del territorio?

Caro Direttore, 
dopo un arresto spettacolare, mentre era in carica, la custodia cautelare e quattro anni di processo l’ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso è stato assolto. Ne sono felice per lui e la sua famiglia, a cui mi legano sentimenti di stima e amicizia.

In queste ore i commentatori sottolineano la rilevanza politica di questa assoluzione, dopo quattro anni in cui l’amministrazione è andata avanti, la politica pure, l’immaginario dei cittadini è stato condizionato, la fiducia nelle istituzioni ulteriormente logorata. Nessuno sottolinea, però, che insieme a D’Alfonso sono stati assolti altri 23 imputati, la maggior parte Imprenditori di questa regione.

In 4 anni che cosa è stato di loro e delle loro aziende, delle loro relazioni di lavoro, dei loro dipendenti?
La cronaca giudiziaria della regione degli ultimi lustri ci ha dolorosamente abituati ai clamori mediatici, dall’arresto del Governatore della Regione Abruzzo Del Turco al Sindaco della più grande città d’Abruzzo, passando per gli arresti di assessori della Giunta Chiodi, che hanno letteralmente massacrato il brand di questa Regione.
Abbiamo consegnato ai media l’idea di un territorio in cui il rapporto impresa/politica è tra i più inquinati d’Italia, senza chiederci quale effetto avrebbe avuto sulla parte sana della nostra società. Nessuno, dico nessuno, ha denunciato gli effetti nefasti del sensazionalismo sul sistema territorio nel suo complesso.
C’è un danno d’immagine, è certo, alla politica e all’istituzione giudiziaria. Ma chi calcola il danno subito dall’intero sistema economico della regione? Un’intera classe imprenditoriale è stata fatta passare come corrotta ed inaffidabile, non solo nei confronti della comunità ma anche e soprattutto nei confronti del sistema creditizio.

Consapevole dell’esistenza di un non perfetto rapporto politica/impresa, Confindustria porta avanti da alcuni anni – non senza ricevere “colpi alle spalle” anche da parte di fuoco amico – una forte e decisa campagna a favore della legalità e del rispetto delle regole. Abbiamo sottoscritto protocolli ed innalzato il livello dei nostri codici etici, promuovendo in ogni modo la cultura della legalità sia presso i nostri associati che verso i potenziali nuovi iscritti.
Abbiamo chiesto con forza comportamenti ancora più virtuosi, proprio perché riteniamo di dover essere al di sopra di ogni sospetto.
Abbiamo partecipato ed organizzato convegni ed incontri con personalità che si distinguono per la lotta alla legalità.
Abbiamo presenziato all’inaugurazione degli anni giudiziari. Abbiamo costituito gruppi di lavoro per monitorare gli appalti su quello che viene definito il “cantiere più grande d’Europa”.
Abbiamo anche deciso, per salvaguardare il Nostro Territorio, di valutare la possibilità di eventuali costituzioni di parte civile nei procedimenti contro chi dovesse essere rinviato a giudizio per fatti delittuosi nei confronti del sistema economico.
Alla luce del calvario del Sindaco, dei suoi amici e degli imprenditori coinvolti, c’è oggi da chiedersi se veramente valga la pena sottoscrivere protocolli quando nessuno si adopera per una seria riforma che tuteli i cittadini dai danni di una giustizia lenta e spettacolarizzata. Le Imprese hanno bisogno di operare nella certezza del diritto. Chiediamo a gran voce il ritorno alla normalità e la fine della caccia alla streghe. E nel più breve tempo possibile. Altrimenti, tutto è inutile.

Fabio Spinisa Pingue – Confindustria L’Aquila
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AGEA – Agenzia giornalistica economica d’abruzzo

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