Da una parte l’impegno quotidiano e costante del personale medico e paramedico dell’ospedale civile di Pescara per cercare di assicurare il miglior decorso possibile per Carlos Pavone, l’imprenditore italo-venezuelano colpito alla tempia, esattamente un mese fa, da una calibro 9 quasi certamente partita da un fucile, sotto casa sua a Montesilvano, ed ora in coma farmacologico dopo un delicatissimo intervento chirurgico al reparto di rianimazione. Dall’altra i tanti esami sulla montagna di reperti raccolti, che gli specialisti dei Ris con l’ausilio anche dei colleghi dei Ros, stanno effettuando in questi giorni. I risultati, però, non giungeranno prima di un mese, visto che ci sono solo due reparti Ris in Italia, uno per il Centronord a Parma, uno per il centrosud a Roma, immaginate quale mole di lavoro . Dal Santo Spirito di Pescara, intanto, giungono notizie incoraggianti, Pavone in alcuni istanti della giornata apre gli occhi, timidi segnali di ripresa, ma é ancora presto per parlare di un significativo miglioramento, é continuamente assistito dalla sorella Adele e dalla moglie Raffaella. Sul fronte investigativo, il Pm Mantini anche in questi giorni ha sentito delle persone, in particolare la moglie di Pavone, ma anche i figli di 10 e 7 anni. Il quadro che ne é uscito non parrebbe chiarissimo, ma é anche comprensibile visto lo stato di apprensione e preoccupazione per le sorti della vittima ad un mese dall’agguato. Sotto il profilo deduttivo gli inquirenti sono convinti di avere imboccato la strada giusta, ma, tra cure mediche e i test biologici degli specialisti, la svolta la potrà dare solo la scienza.
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