Cominciano a pervenire in Procura a Pescara i risultati sui rilievi effettuati nell’ambito delle indagini sulla scomparsa di Silvana Pica, la donna sparita nel nulla nel gennaio del 2012. Prime risposte importanti giungono, intanto, sulle analisi del Dna della gamba recuperata al largo della costa pugliese lo scorso settembre. Gli inquirenti avevano dato molta importanza a questo episodio per due motivi: il primo perchè da una prima ricostruzione il periodo nel quale l’arto sarebbe rimasto in acqua corrispondeva grosso modo al periodo in cui sarebbe sparita Silvana, il secondo perchè il ritrovamento sarebbe avvenuto non lontano dal punto in cui sarebbe riemersa la borsa della donna. A fugare ogni dubbio, però, l’esame del Dna risultato negativo, quindi quella gamba non é di Silvana Pica. E’ certamente sua, invece, la ciocca di capelli contenuta nella busta spedita in forma anonima al detective Ezio Denti, insieme ad un proiettile e ad un blister di medicinali che la vittima usava e ad una lettera che dava sommarie indicazioni su dove poter ritrovare il corpo. I Ris, però, ritengono che quella non sia una ciocca prelevata direttamente dal capo di Silvana, più probabilmente da una sua spazzola. Su chi e per quale motivo sia stata spedita quella lettera gli inquirenti mantengono ancora un certo riserbo anche se non ritengono si tratti di una lettera esplicitamente minatoria, più che altro di un certo espediente per dare impulso alle indagini. Indagini che, a questo punto, sembrano dirigersi verso la tesi del suicidio. Silvana Pica, in sostanza, in quel tormentato 14 gennaio del 2012 avrebbe deciso di farla finita gettandosi in mare, sempre stando alla tesi della Procura, ma visto il periodo di ritrovata serenità sarebbe interessante capire, alla luce del fatto che dalle numerose testimonianze raccolte quel giorno aveva dato l’impressione di voler scappare da qualcosa o da qualcuno, per quale ragione e costretta soprattutto da cosa avrebbe scelto la strada del non ritorno.

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