La Italcementi sembra non recedere dalle proprie intenzioni e le intenzioni non sono buone per 70 lavoratori, 160 se si parla anche dell’indotto. Dalla riunione di questa mattina in Confindustria, a Pescara, sembra essere riconfermata la volontà dell’azienda di chiudere, a gennaio del prossimo anno, lo storico cementificio di Scafa che fino ad oggi, almeno, garantisce occupazione per una cittadina ed un territorio interi. Attorno a un tavolo, con la proprietà, l’assessore regionale Castiglione, il presidente della Provincia di Pescara Testa, il sindaco di Scafa Giancola, i sindacati, le RSU. E’ proprio l’assessore Castiglione a riferire l’esito dell’incontro. Già c’era stata una precedente riunione, sempre questa mattina, in Provincia, per le concessioni minerarie. Sembra che la Italcementi non voglia il rinnovo e questo con chiaro riferimento alla scelta dell’azienda di abbandonare il sito di Scafa nella logica del piano di riduzione e di contenimento di quella che hanno definito crisi a livello nazionale, per il comparto. Ci sarà un nuovo vertice, stavolta a Roma, al Ministero dello Sviluppo Economico, il prossimo 10 settembre, al quale hanno già dato la loro adesione, le Istituzioni locali per cercare di salvare il salvabile. Castiglione ha detto che nella “malaugurata ipotesi di chiusura del sito di Scafa, l’azienda dovrà farsi carico della bonifica della intera zona”. Pare che la proprietà abbia parlato di riconversione del sito, utilizzando le stesse maestranze per altre attività industriali ma tutte le parti interessate non vogliono solo parole ma fatti. Intanto i lavoratori della Italcementi hanno seguito con apprensione l’incontro, fuori dalle stanze di Confindustria. La posta in palio è alta, il futuro occupazionale di 170 famiglie e, se vogliamo, di un intero territorio. La chiusura del cementificio di Scafa sarebbe un altro duro colpo per la Valpescara.

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