Chieti: altri guai giudiziari per Enzo Angelini

Angelini EnzoAltri guai giudiziari per il vecchio proprietario di Villa Pini, Enzo Angelini. Infatti oggi il gup del Tribunale di Chieti, Antonella Redaelli, ha disposto il rinvio a giudizio di sei persone nell’ambito dell’inchiesta sulle strutture di riabilitazione psichiatrica che nel 2009 facevano capo alla società Villa Pini, inchiesta che partì dal sopralluogo della commissione sulla sanità del Senato guidata da Ignazio Marino. Con accuse che vanno dall’abbandono di persona incapace alla truffa il prossimo 7 ottobre si terrà la prima udienza del processo che vede imputati proprio l’ex proprietario di Villa Pini insieme alla figlia Chiara e la moglie Anna Maria Sollecito. Con loro saranno processate altre tre persone ovvero Claudio Cignarale, Vincenzo Recchione e Giovanni Pardi. L’inchiesta portò alla luce malati psichiatrici abbandonati in una situazione di grave degrado delle strutture, in ambienti piccoli e scarsamente illuminati ed aerati, in cui erano presenti, cani, gatti randagi, topi e relativi escrementi. All’epoca la gestione delle strutture psichiatriche di Villa Pini avrebbe prodotto una truffa per oltre 24 milioni di euro alla Regione: la truffa si sarebbe realizzata, secondo l’accusa, ricoverando negli anni pazienti in realtà non bisognosi o non suscettibili di riabilitazione psichiatrica ma più correttamente trattabili in strutture semi protette. La Asl Lanciano-Vasto-Chieti si è costituita parte civile. Pardi, all’epoca coordinatore operativo delle strutture psicoriabilitative di Villa Pini, è accusato di concorso in abbandono e truffa. Recchione, accusato di concorso in abbandono, quale responsabile del dipartimento di assistenza sanitaria ospedaliera dell’Asl, avrebbe omesso di segnalare le carenze della struttura residenziale psichiatrica riabilitativa ex Farese. Cignarale, accusato di concorso in truffa, medico psichiatra convenzionato con l’Asl di Chieti, e delegato all’attività di vigilanza e controllo delle strutture psichiatriche di Villa Pini, avrebbe omesso di segnalarne le carenze sostenendo artatamente che rispondevano ai requisiti di legge e che le prestazioni erogate erano congrue e appropriate. 

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