L’episodio risale a diversi mesi fa, ma a farlo uscire dal riserbo chiesto dagli investigatori, è stato lo scoop del quotidiano “Il Centro”, che ha rivelato la notizia di un grave atto vandalico avvenuto all’interno del museo archeologico nazionale di Chieti. Nel punto di maggiore attrattività, la sala dove è esposto il Guerriero di Capestrano, rivisitata di recente da Mimmo Paladino, è stata sfregiata – verosimilmente con un oggetto metallico – una delle stele di Penna S.Andrea che si trovano a ridosso della statua simbolo dell’Abruzzo. Una grave ferita inferta, in un luogo emblematico e identitario della Regione, anche ai sistemi di sicurezza del museo. Le indagini sono andate avanti con discrezione, studiando i filmati delle videocamere di sorveglianza. Fino a qualche tempo fa sembravano ad un punto cieco, ma proprio di recente sarebbero emersi elementi interessanti. Al di là del fatto, pur gravissimo, torna al centro del dibattito il problema più generale della vigilanza dei musei, dopo i fatti di Tunisi inseriti, tra l’altro, anche nel novero degli obiettivi sensibili per le minacce terroristiche. Inoltre la necessità di rafforzare la vigilanza è emersa anche per un aspetto positivo: la crescita esponenziale delle visite grazie alla riuscita iniziativa del ministro Franceschini sulla gratuità degli ingressi la prima domenica di ogni mese. Il museo Archeologico di Chieti è uno dei più visitati d’Italia per l’enorme valore dei reperti sull’Abruzzo Italico che custodisce, ed è meta, in questi giorni in particolare, di tantissime gite scolastiche. La carenza del personale è stata più volte invano denunciata dai sindacati, ed è un tema anche all’attenzione della Sovrintendente Regionale ai Musei Lucia Arbace, che da noi contattata, ha anticipato “una prossima interlocuzione con il Governo, per puntare ad un rafforzamento del personale e dei dispositivi, a tutela dei tesori custoditi nei nostri musei”. Uno dei quali, si spera l’ultimo, dopo aver resistito in eterno, porta ora la ferita di un imbecille del 21° secolo.
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