Cialente scrive a Napolitano: fermare vergogna per ricostruzione

NAPOLITANO PRES 1 “La città è uccisa dalla burocrazia romana” che da 5 mesi “blocca l’invio dei fondi” e
“intanto la ricostruzione è ferma: è una vergogna”. Così il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, anticipando all’ANSA i
contenuti di una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e al presidente del Consiglio dei ministri, Enrico
Letta. Bisogna porre fine, dice Cialente, a un sistema secondo il quale “la burocrazia romana si comporta come se si trattasse
di una strada qualsiasi in attesa da venti anni”. Il sindaco dell’Aquila, in uno sfogo-fiume proprio dopo aver presenziato alla visita del neo ministro per i Beni culturali, Massimo Bray, si dice pronto ad “autosospendersi”. “Vengano loro a spiegare ai cittadini che ci vogliono cinque mesi per trasferire fondi importantissimi”.
E punta il dito sulla burocrazia romana “rappresentata dal Cipe, dal ministero dell’Economia, da quello dello Sviluppo economico e dalla Corte dei Conti che – dice il primo cittadino della città distrutta dal sisma del 6 aprile del 2009 dove hanno perso la vita 309 persone – non sono riusciti in cinque
mesi a trasferire 250 milioni della delibera Cipe di 985 milioni dello scorso mese di dicembre che bloccano ancora gli altri circa 500 milioni di euro, dei quali al Comune dell’Aquila spetta una quota di circa 300 milioni di euro”. “Siamo a quattro anni dal sisma, vi sono oltre 40mila persone fuori dalle loro case e oltre un migliaio di attività produttive ferme a causa dell’inagibilità dei locali. Gli uffici pubblici sono ancora insediati in capannoni industriai e in container. Lacci e lacciuoli burocratici, scarsa
partecipazione da parte dell’ex Commissario per la Ricostruzione, Gianni Chiodi, e l’incapacità della Struttura tecnica di missione hanno determinato il blocco”, afferma Cialente sottolineando che “ogni mese che passa, per la mancata ricostruzione spendiamo tre milioni di euro per l’assistenza ai
cittadini che non possono rientrare nelle loro case e sono stati bruciati 24 milioni di euro”. “Con il passaggio della responsabilità agli enti locali e con la modifica di alcune procedure burocratiche, finalmente si sono sbloccati i progetti privati, è stato sciolto il nodo degli uffici pubblici della Ricostruzione e il Comune dell’Aquila ha predisposto un cronoprogramma che prevede la ricostruzione della città in cinque anni”, continua. Con l’iter burocratico chiaro “sono arrivati migliaia di progetti ‘cantierabili’. Nello stesso tempo i soldi sono finiti nell’ottobre scorso, per cui tutto è fermo, ma soprattutto il Comune dell’Aquila sta perdendo i mesi primaverili che sono la metà del tempo utile per avviare i cantieri che si devono bloccare durante i mesi freddi”. Di pochi giorni fa la manifestazione di Cialente che si è recato a Roma dinanzi Palazzo Chigi con le carriole.

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