Ciancimino e gli “affari” marsicani

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massimo cianciminoGli interessi di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito arrestato ieri dalla Guardia di Finanza di Ferrara con l’accusa di associazione a delinquere ed evasione fiscale, riguardavano anche una serie di attività in Abruzzo, ed in particolare la Marsica. La vicenda é già nota ma é tornata alla ribalta della cronaca grazie all’inchiesta coordinata dalla Procura di Bologna che ha scoperto una presunta frode che ha fruttato negli anni un giro d’affari di circa 100 milioni di euro ed un’evasione dell’Iva per circa 30 milioni di euro. In particolare, attraverso la dichiarazione d’intento all’esportazione, alcune società del ferrarese, ma non solo, e legate a Ciancimino, operavano nella compravendita dell’acciaio eludendo il pagamento dell’Iva. In realtà questo materiale non venive venduto all’estero ma in Italia ad aziende filtro sparse tra l’Emilia Romagna, il Veneto, la Lombardia, la Toscana, il Lazio, Campania, Calabria e l’Abruzzo, appunto, dove però, come confermatoci stamane dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Ferrara, non si registrano provvedimenti di sequestro. Il legame tra la nostra Regione ed il grande accusatore di Berlusconi nella maxi inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia, é tutto concentrato nella lunga serie d’investimenti nella Marsica, dove si é stabilito da tempo il suo ex commercialista Gianni Lapis. Uno dei più recenti fascicoli dai quali sono emerse gravi responsabilità, oltre che per Lapis, anche per un ex assessore di Tagliacozzo Nino Zangari, si parla di un sodalizio dedito al riciclaggio di oro, ma gli “affari” marsicani di Ciancimino riguardano anche, secondo la Procura, investimenti nel settore del Gas e del turismo. Lapis arrivò in Abruzzo proprio come prestanome del figlio del sindaco mafioso al vertice di una società palermitana che gestiva la rete del gas nel Comune di Tagliacozzo. Dalla vendita di questa società, che fruttò qualcosa come 120 milioni di euro, vennero fatti nuovi investimenti in vari paesi dell’Est Europa, ma anche nel settore turismo in Abruzzo attraverso la costituzione di una società ad hoc impegnata nella realizzazione di una grande struttura ricettiva a Tagliacozzo, La Contea, posta sotto sequestro nel 2009.

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