Grandi Rischi: è scontro tra parti civili e Avvocatura dello Stato

Napoleone Marco

Commissione Grandi rischi processoA L’Aquila, nella terza udienza del processo d’Appello alla Commissione Grandi Rischi, ancora spazio alle parti civili . Alla sbarra i componenti dell’organo scientifico consultivo della Presidenza del Consiglio per il quale, nell’udienza precedente, il procuratore generale Romolo Como aveva chiesto la conferma della pena a 6 anni di reclusione inflitta in primo grado ai sette esperti. Gli imputati, tutti scienziati ed ex vertici della Protezione Civile nazionale, parteciparono alla riunione del 31 marzo 2009, cinque giorni prima del terremoto che devastò L’Aquila. Sono accusati di avere, al termine di quella riunione, falsamente rassicurato gli aquilani, sottovalutando il rischio sismico e innescando nella gente il cambio delle normali abitudini, come uscire di casa dopo scosse forti. Nel suo intervento l’avvocato Wania Della Vigna ha ricordato in aula gli ultimi drammatici momenti di vita di uno dei ragazzi morti nel crollo della Casa dello Studente ed ha concluso con la richiesta di conferma della pena, così come già fatto da parte del procuratore generale Como. Completamente diversa la posizione dell’Avvocatura dello Stato che ha chiesto l’assoluzione o “perché il fatto non sussiste” o “perché il fatto non costituisce reato” per i 7 imputati, tutti scienziati ed ex vertici della Protezione Civile. A rappresentare l’Avvocatura dello Stato Carlo Sica e Massimo Giannuzzi. “Nessuno ha detto: state tranquilli perché non ci sarà un terremoto. E se anche fosse stato detto, manca il passo successivo, ossia non c’è stata la comunicazione alla popolazione” – ha detto l’avvocato Sica. In aula oggi sono presenti gli imputati De Bernardinis, Boschi, Eva e Selvaggi. “Gli esperti non sapevano che la riunione della Commissione Grandi rischi fosse un’operazione mediatica, la responsabilità di informare è stata invece sempre sotto il controllo di Guido Bertolaso e della Protezione civile”. Così il legale difensore di Claudio Eva, Alessandra Stefano, ha addossato a Bertolaso, allora capo dipartimento, la responsabilità di aver promosso un’operazione mediatica e quindi di aver fornito false rassicurazioni alla popolazione. Lo stesso legale, oltre a Bertolaso ( indagato in un filone parallelo che, dopo due richieste di archiviazione del pm respinte dal gip, è ora sotto la responsabilità della Corte d’Appello ) nella lunga arringa difensiva di oggi, terza udienza del processo d’Appello, ha accusato anche l’allora assessore regionale alla Protezione civile Daniela Stati, prosciolta nel filone parallelo al processo, ritenuta “inattendibile” e capace di “mentire sapendo di mentire con una coda di paglia stratosferica” quando testimoniò tacendo sulla telefonata con Bertolaso, “mai immaginando, come del resto lui, che la loro telefonata sarebbe stata intercettata e poi inserita nell’inchiesta”. Nella telefonata Bertolaso bacchettava Stati a proposito del comunicato della Protezione Civile regionale in cui venivano escluse altre forti scosse, poi sottolineava la necessità di rassicurare la popolazione convocando all’Aquila la Commissione Grandi rischi per una “operazione mediatica”. “Bertolaso aveva interesse a dire che ha fatto tutto la Commissione – ha continuato il legale – ma non si è mai spogliato della responsabilità di informare e non ha mai detto agli esperti ‘fate voi'”. Nel sottolineare che Claudio Eva non ha mai rilasciato interviste, la Stefano ha spiegato anche che “il compito di controllare e smentire i messaggi rassicuranti usciti sui giornali era della Protezione civile, non del professor Eva da Genova. E non so se il Dipartimento avesse interesse a smentire titoli rassicuranti”. A proposito dell’ex assessore Stati, il legale ha aggiunto: “Bisogna anche capire il contesto della sua testimonianza in un processo contro esperti accusati di omicidio colposo e lesioni, e quindi era sicuramente terrorizzata di poter essere coinvolta e risente di tante situazioni, tant’è vero che dopo viene indagata”, riferendo cose “strampalate e false”. L’allora assessore regionale, inoltre, avrebbe narrato che “erano previsti già piani di evacuazione, di emergenza, cose se non allarmanti certo non rassicuranti. Se il messaggio in sede di riunione fosse stato rassicurante, che senso avrebbero avuto questi riferimenti?”.

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