Ed ora ci sono 90 giorni di tempo. Tre mesi per dare contenuto al Piano di rientro del Comune di Pescara, all’indomani dell’approvazione del predissesto nella maratona consiliare di fine anno.
Gli effetti concreti di questa nuova condizione giuridico-finanziaria dell’Ente saranno –in sostanza- gli aumenti delle tariffe dei servizi a domanda individuale, e nuovi tagli alla spesa. Da escludere ulteriori aumenti alle tasse e alle addizionali, per il semplice fatto che esse sono già applicate nella massima misura consentita.
Si agirà dunque quasi certamente con gli aumenti per le tariffe d’uso degli impianti sportivi, ed in questo senso va vista l’idea di avviare una trattativa con la società del Pescara per la gestione dello Stadio Adriatico. Nelle intenzioni della Giunta Alessandrini c’è invece il tentativo di evitare interventi pesanti su tariffe di asili e musei, puntando al contenimento dei costi. Iniziative mirate sono state annunciate per il miglioramento del servizio di raccolta differenziata, cercando alternative al costoso trasferimento dell’umido fuori regione, ma i tagli difficilmente risparmieranno questo o quell’altro settore: il risultato da portare a casa per il risanamento è la riduzione in un triennio delle spese del 19% sui servizi e del 25% sui trasferimenti.
Il cammino è dunque segnato, tra le proteste delle opposizioni, con il Movimento Cinque Stelle che ha lottato con migliaia si emendamenti e il centrodestra che anche stamani ha ribadito che lo scenario attuale era “evitabile, alla luce dei crediti che il Comune vanta dallo Stato per la gestione del Tribunale, e di altre partite attive come quella dei gettiti tributari locali che andavano quantificate prima di prendere una decisione che avrà drammatiche conseguenze sulla città, che va verso la paralisi”.
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