Crisi o nuovo equilibrio?

Caro Direttore, le chiedo di voler pubblicare il mio articolo sul vostro sito, grazie.   Andrea Polidoro – Ripa Teatina.

Negli ultimi 30-40 anni abbiamo assistito, al graduale ingresso della donna e dei computer nel mondo del lavoro: cambiamenti sulla carta molto positivi (da più punti di vista), ma che hanno stravolto l’equilibrio occupazionale dei paesi occidentali, determinando un aumento della richiesta di lavoro ed una parallela contrazione dell’offerta di lavoro. Nessuno si è preoccupato di questo. Per alcuni anni, le famiglie che hanno potuto disporre di due stipendi, hanno conosciuto un periodo di aumentato benessere; poi, il mercato, cinico, ha riequilibrato i prezzi ed oggi il potere di acquisto di una famiglia, in cui entrambi i coniugi lavorano, corrisponde all’incirca a quello di una famiglia monoreddito degli anni passati. Le famiglie monoreddito, invece e di conseguenza, sono sull’orlo della povertà: la loro situazione è drammatica. Le banche, pur di lucrare sulle famiglie mediamente impoverite hanno erogato mutui con periodi di estinzione sempre più lunghi, prima 15 anni, poi 20, oggi anche 35 anni, determinando un continuo, perverso e spropositato aumento del costo degli immobili e una ulteriore perdita di potere d’acquisto delle famiglie. Nessuno si è preoccupato di questo per 20 e più anni. La globalizzazione, cioè l’apertura dei mercati a livello planetario, è stata funzionale allo sviluppo delle economie orientali e sud americane. Ma bisognava farlo con gradualità. Oggi le imprese occidentali si trovano a competere con mercati a basso costo, che sfruttano, senza remora, lavoratori privi dei più basilari diritti sul lavoro. Tornare indietro, rimettendo le dogane, così come erano prima, non è più possibile, perché, ormai, sarebbe considerata un’aggressione economica e non tollerata. Ma nessuno si preoccupa di trovare una soluzione alternativa. A peggiorare la situazione ci hanno pensato i governi recenti e passati che hanno portato, con la loro condotta dissennata, il debito pubblico e la pressione fiscale su cittadini e imprese a livelli insopportabili. E continuano ancora oggi.
La crisi che stiamo vivendo ha, dunque, delle cause strutturali profonde mai affrontate dai governi recenti e passati, italiani ed europei. Siamo di fronte ad un nuovo equilibrio dell’assetto economico mondiale, stabilizzatosi su uno stato di maggiore povertà sui paesi occidentali. E’ evidente che tale contesto non può essere risolto semplicemente da una iniezione di fiducia e liquidità attraverso opere pubbliche, né tanto meno da politiche austere fatte di tagli e interruzioni di servizi. Bisogna intervenire affrontando le cause che hanno preparato (e non solo scatenato) la crisi nel corso dei decenni. E allora se si vuole abbattere la disoccupazione e il disagio sociale è necessario ridurre per legge l’orario di lavoro e in proporzione lo stipendio (altrimenti le imprese non possono sopportare l’aggravio), senza preoccuparsi di perdere potere d’acquisto perché dopo un anno il riequilibrio naturale dei prezzi avrà ripristinato quello iniziale con la differenza che ci sarà piena occupazione e più vivibilità umana e sociale; inoltre vietare il lavoro straordinario e il doppio lavoro pubblico-privato (i governi stanno facendo l’esatto contrario). Per stabilizzare il potere d’acquisto delle famiglie è fondamentale impedire alle banche di elargire mutui con periodi di estinzione superiori a 10 anni. Per permettere alle imprese occidentali di tornare competitive è rigoroso introdurre una norma a livello europeo per importare solo merci provenienti da aziende estere che assicurino ai propri lavoratori diritti paragonabili a quelli dei lavoratori occidentali (altrimenti accadrà il contrario, come ha provato e riuscito a fare Marchionne). Per abbassare la tassazione è necessario azzerare con norme “vere” l’evasione fiscale e la corruzione, abbattere gli sprechi con i costi standard ed efficientare con severità la pubblica amministrazione, andando a verificare competenze e stipendi e introducendo un sistema prettamente meritocratico dove qualsiasi cosa (stipendio, giorni di ferie, detrazioni, età pensionabile e quanto altro) sia indissolubilmente legata al merito, dando inizio a una lotta senza riserve a fannulloni e incompetenti. Siamo ad un bivio.    

Andrea Polidoro

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