È alle battute finali il processo sul crollo della facoltà di Ingegneria dell’universita dell’Aquila avvenuto nel sisma di quattro anni fa. Un crollo che fortunatamente non ha procurato vittime solo perché il terremoto è avvenuto di notte, quando nell’edificio non era presente nessuno.
Nell’udienza di questa mattina sono stati ascoltati dal giudice Marco Billi i difensori dei sette imputati accusati di disastro colposo. Si tratta dei tre progettisti Gian Ludovico Rolli, Giulio Fioravanti e Massimo Calda. Poi Carmine Benedetto, direttore di cantiere, Ernesto Papale, direttore dei lavori; Sergio Basile e Giovanni Cecere, questi ultimi due collaudatori dell’opera. Per ciascuno di loro il pm Fabio Picuti nella sua requisitoria aveva chiesto la condanna a tre anni di reclusione. L’accusa è quella di aver redatto il progetto architettonico e la variante dell’area di ingresso del corpo A in modo incompleto e carente, tra il 1988, quando fu assegnato l’incarico, e il 1994, anno della realizzazione dell’opera, Secondo il magistrato il crollo della Facolta’ di Ingegneria «e’ stato di proporzioni notevoli, in riferimento ai danni prodotti sul corpo di fabbrica, tale da aver leso l’incolumita’ pubblica». Uno dei difensori dei progettisti ha sottolineato oggi come, sulla base di una perizia tecnica, i progetti sarebbero stati rispettosi delle leggi e della normativa antisismica e che invece le modalità di costruzione adottate dall’impresa realizzatrice, sarebbero state contrarie alle regole del costruire, evidenziando difformità tra quanto progettato e quanto costruito. E specificando, dunque, che le indicazioni dei progettisti non sarebbero state seguite da chi realizzò la struttura. Il difensore ha poi evidenziato le differenze tra l’edificio A, crollato, e gli altri edifici della facoltà, non crollati, perché in quei casi le indicazioni dei progettisti sarebbero state seguite correttamente. La sentenza è in programma il 26 Giugno.

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