Ad accoglierlo ha trovato il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, che qualche giorno fa si era unito alla protesta contro l’ipotesi dell’arrivo di una ventina di profughi in una delle strutture degli Istituti riiuniti San Giovanni Battista. Ma, forse sorprendendo lo stesso sindaco, il presidente della regione Luciano D’Alfonso ha definito la casa di riposo incompatibile con l’arrivo degli immigrati in attesa di risposta per l’asilo politico. All’incontro erano presenti anche l’amministratore delle case di riposo, Dario Recubini, e una trentina di lavoratori che aderiscono al Diccap, la sigla sindacale più rappresentativa all’interno degli Istituti, con il segretario provinciale, Smeraldo Ricciuti. La visita lampo d D’Alfonso è avvenuta in un momento critico per gli Istituti riuniti “San Giovanni Battista” di Chieti, alle prese con problemi gestionali e ritardi nel pagamento degli stipendi ai 72 dipendenti, dovuti anche ai crediti per quasi 3 milioni di euro che l’azienda vanta soprattutto nei confronti della Asl e di alcuni Comuni. Fino a qualche giorno fa si era prospettato l’arrivo di una ventina di immigrati richiedenti asilo, dopo che gli Istituti avevano risposto ad un bando della Prefettura sull’accoglienza di extracomunitari. D’Alfonso ha però ha allontanato questa possibilità: “Le compatibilità mi suggeriscono di trovare soluzione altrove, sapendo che una comunità nazionale ha diritto di chiamare a raccolta per la solidarietà le istituzioni territoriali – ha detto il presidente della Regione. – Noi sappiamo che non c’è un solo luogo che può dare questa risposta, ma ci sono luoghi già sperimentati su questo fronte. Nell’attesa dobbiamo idoneizzare sempre più questo spazio, siamo nella condizione di poter destinare 300.000 euro per fare in modo che venga ulteriormente efficientata questa struttura, dobbiamo dare luogo a nuova vita a Villa degli Ulivi e poi fare in modo che una certa pigrizia cartacea che a volte regolamenta rapporti tra uffici venga superata nella direzione del rapporto Asl-azienda. Perchè noi vogliamo che questo servizio continui ad avere un valore e se ha un valore deve essere riconosciuto e remunerato”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario provinciale Diccap Confsal, Smeraldo Ricciuti, che a proposito della gestione delle strutture di Chieti ha affermato: “Basta terrorizzare il personale operante nelle Case di Riposo paventando che a causa della mancata accoglienza dei bisognosi stranieri, rischia di non percepire gli stipendi alla fine del mese, oppure che deve si ridurre il personale perché vi sono degli esuberi. Il deficit economico in cui versano le casse dell’Ente, deriva dai mancati versamenti delle rette spettanti da parte delle Asl, che ogni mese pretestuosamente ritarda gli accreditamenti delle somme dovute”. Inoltre, aggiunge Ricciuti, “il sindaco di Chieti Umberto Di Primio è sempre stato vicino ai lavoratori delle Case di Riposo ponendo particolare attenzione all’evoluzione della situazione di criticità economica creatasi di certo non per colpa sua”. Secondo l’esponente sindacale “il presidente dell’organismo straordinario degli Istituti Riuniti San Giovanni Battista di Chieti, Dario Recubini si attivasse concretamente per riscuotere i crediti che l’Ente vanta dall’Asl di Chieti e chiudesse i contenziosi con la stessa per la riscossione delle rette dovute. Quando vuole confrontarsi su tematiche riguardanti il personale, convochi i sindacati territoriali e la Rsu sui tavoli istituzionali. Vorrei ricordare allo stesso, che lo stato di agitazione proclamato dalle organizzazioni sindacali territoriali e alla Rsu permane e siamo in attesa di essere riconvocati dal Prefetto di Chieti per la verifica mensile”. In merito alla situazione della struttura, poi, Ricciuti riferisce che “le decurtazioni del 50% operate mensilmente dalle Asl su una parte delle rette, sono dovute ai mancati adeguamenti strutturali più volte richiesti dalle aziende sanitarie stesse a seguito di ispezioni eseguite dai loro funzionari, che, a tutt’oggi, in buona parte, non sono stati ancora eseguiti”. E conclude: “I problemi economici non si risolvono accogliendo 30 profughi bisognosi di accoglienza in una struttura nata per garantire assistenza agli anziani e ai pazienti parzialmente o totalmente disabili”.
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