video » Direttiva europea: scoppia la rabbia dei balneatori

derby-lazio-roma-zeman-pronostico1

protesta-balneatori-2Oltre 300 balneatori si sono ritrovati all’assemblea sul rilancio  del turismo di settore organizzata dalle associazioni di categoria presso il Pala Fiera di Silvi Marina. I rappresentanti degli oltre 700 stabilimenti balneari abruzzesi sono giunti da tutta la regione  con l’intento di conoscere il loro futuro alla luce della direttiva europea che impone la messa all’asta delle concessioni a partire dal 2020. All’assemblea sono stati invitati anche gli amministratori locali ed i candidati alle prossime elezioni politiche. L’incertezza per il futuro e la paura di poter perdere quanto costruito in decine di anni di lavoro ed investimenti hanno caratterizzato i lavori dell’assemblea. Le 30mila imprese turistiche italiane che operano nel settore della balneazione è stato ricordato, si trovano in uno stato di profondo malessere per la mancata soluzione dei problemi vecchi e nuovi. La situazione di evidente svantaggio competitivo rispetto alle imprese concorrenti, è stato ribadito, è aggravata dalla completa paralisi di nuovi investimenti  che sono bloccati da un sistema di leggi che va profondamente riformato secondo i balneari eliminando la condizione di precarietà che attualmente caratterizza le imprese che operano sul pubblico demanio. In un documento sottoscritto da Assobalneari Cobfesercenti, Confindustria, Sib Cna Balneatori e Confcommercio, si chiede a tutte le forze politiche impegnate nella prossima campagna elettorale di assumere un impegno a favore del turismo balneare italiano e l’emanazione di una legge quadro prima della prossima stagione estiva  che sospenda in particolare, le procedure di incameramento dei beni delle aziende, di sospendere la riscossione coattiva dei canoni per le pertinenze demaniali e di uniformare l’Iva al 21%, ritenuta irragionevole ed  ingiustificabile rispetto all’aliquota massima europea fissata la 7,5%. La mancata adozione dei provvedimenti proposti, hanno affermato congiuntamente i rappresentanti delle associazioni di categoria, potrebbe pregiudicare definitivamente il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e di mercato.


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