Discarica Bussi, assolti tutti gli imputati. Riconosciuto il disastro, ma la prescrizione evita le condanne

bussiTutti assolti i 19 imputati a processo in Corte d’assise di Chieti, per le cosiddette discariche dei veleni della Montedison scoperte a Bussi sul Tirino.

I 19 imputati sono stati assolti dal reato di avvelenamento delle acque e, per quanto riguarda l’altro capo di imputazione, il disastro ambientale, la Corte ha derubricato il reato in disastro colposo e gli imputati sono stati giudicati non colpevoli per sopraggiunta prescrizione. 

La sentenza è stata emessa, oggi pomeriggio, dalla Corte d’Assise di Chieti, presieduta dal giudice Camillo Romandini (giudice a latere Paolo Di Geronimo). I 19 imputati, sono quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison. I pm del tribunale di Pescara Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini avevano chiesto 18 condanne e un’assoluzione e pene da 4 a 12 anni e otto mesi. La scoperta della discarica piu’ grande d’Europa, cioe’ 25 ettari di rifiuti tossici, risale al 2007 dopo piu’ di un anno di indagini del Corpo forestale dello Stato, coordinate dall’allora pm Aldo Aceto, avviate a seguito del ritrovamento nel fiume Pescara di considerevoli quantita’ di clorometanoderivati.

IL DISPOSITIVO

La Camera di Consiglio della Corte d’Assise di Chieti che ha emesso la sentenza sulla megadiscarica di Bussi è durata cinque ore e ha emesso un dispositivo di sei righe. Nel dispositivo siglato dal presidente Camillo Romandini si legge: “Visti gli articoli 442 e 530 CPP assolve gli imputati dal reato loro ascritto A ‘avvelenamento acque’ perché il fatto non sussiste. Visti gli articoli 521 e 531 CPP previa derubricazione del reato contestato B (disastro ambientale doloso) in quello di disastro colposo ex art.449 CP dichiara di non doversi procedere nei confronti degli imputati per intervenuta prescrizione”. Le motivazioni verranno depositate entro 45 giorni. I pm avevano chiesto condanne che andavano dai 12 anni e 8 mesi ai 4 anni. I 19 imputati erano fra ex dirigenti e tecnici dell’allora Montedison.

DIFESA: “GRANDE SODDISFAZIONE”

“I giudici hanno ravvisato delle responsabilita’ per colpa e la difesa ritiene siano stati colti dalla Corte tanti spunti dai temi proposti. Esprimiamo quindi grande soddisfazione”. Lo ha dichiarato uno dei legali della difesa, l’avvocato Baccaredda Boy. “Naturalmente – ha aggiunto – leggeremo la motivazione della sentenza. C’erano tante aspettative da parte dell’opinione pubblica. La difesa sperava in maniera forte come erano state forti le nostre discussioni. E’ stata esclusa qualsiasi fattispecie con dolo”. Per l’avvocato Baccaredda “E’ una sentenza che ha tenuto conto che una fattispecie colposa ci poteva essere ed e’ del tutto diverso rispetto a quello che era stato costruito nel capo di imputazione del dottor Aceto”.

“Siamo molto soddisfatti perche’ e’ stata riaffermata davvero la giustizia. Altra questione e’ quella della ferita al territorio che non poteva essere risolta ovviamente in questa sede e per la quale dovranno essere predisposti tutti gli opportuni e necessari strumenti”. Cosi’ l’avvocato Tommaso Marchese, difensore dell’imputato Giuseppe Quaglia, 69 anni, originario dell’aquilano. “Le considerazioni – ha aggiunto Marchese – non possono che essere di grande soddisfazione per il lavoro della difesa, pero’, soprattutto, apprezzamento per il coraggio dei magistrati. Non possiamo nasconderci che c’era un’attesa della piazza completamente diversa, i magistrati si sono mostrati molto aderenti alla disamina dei comportamenti individuali e all’oggetto specifico del processo penale: le condotte degli uomini non le entita’ astratte”.

FORUM H2O: “DISASTRO ESISTE E CE LO TENIAMO”

 “Il disastro ce l’abbiamo, esiste, e ce lo teniamo”. E’ questa l’amara conclusione di Augusto De Sanctis, referente del Forum Acque Abruzzo, e storico protagonista delle associazioni ambientaliste per il processo sulla megadiscarica di Bussi. De Sanctis, nel commentare la sentenza che ha assolto tutti gli imputati dall’avvelenamento delle acque e derubricato il disastro ambientale in colposo e quindi il non doversi procedere nei confronti degli imputati per intervenuta prescrizione, spiega che “sull’avvelenamento siamo di fronte a una falda che ha un disastro ma che come avvelenamento non sussiste: non ci sono colpevoli pur di fronte all’acqua avvelenata e a un disastro accertato”. De Sanctis a questo punto chiede la “riapertura dei pozzi Sant’Angelo, quindi a valle della megadiscarica, che furono chiusi nel 2007 dopo le nostre battaglie, quelli che ancora oggi inquinano, perché evidentemente non sono un reato”.

AVVOCATURA DELLO STATO: “ACQUE NON TUTELATE”

“Prendo atto che evidentemente la prima cosa che posso constatare e’ che le acque sotterranee, le falde acquifere che costituiscono una risorsa fondamentale per l’uomo, non sono oggetto di tutela ma leggeremo le motivazioni della sentenza”. E’ quanto ha dichiarato, all’esito della sentenza, l’avvocato Cristina Gerardis, dell’avvocatura dello Stato e parte civile nel processo. “Certamente non si puo’ parlare di delusione perche’ un avvocato e’ abituato ad avere esiti favorevoli o sfavorevoli in un processo. Pero’ perplessita’ e un grande punto interrogativo ci sono perche’ studiando bene le carte del processo abbiamo potuto constatare la gravita’ della situazione ambientale di quest’area. Ritengo che la sede civile, quella che l’avvocatura dello Stato attivera’ sicuramente, sia una sede idonea a restituire al territorio, qualora l’esito della causa potra’ essere favorevole, un giusto ristoro in termini di riparazione ambientale che e’ quello che alla fine si vuole. Quello che si vuole e’ solo il ripristino ambientale”

D’ALFONSO: FAREMO CAUSA CIVILE

“Ho appreso la notizia della sentenza riguardante il processo per il disastro ambientale di Bussi. Il fatto che sia stato riconosciuto il disastro colposo legittima l’iniziativa per la Regione di attivare una causa civile per il risarcimento dei danni da parte di chi ha ridotto le acque e le terre dell’Abruzzo in queste condizioni”, è la dichiarazione del Presidente della Regione Luciano D’Alfonso.

LEGALE WWF: “RIFLETTERE SU PRESCRIZIONE”

“Il dispositivo e’ assolutamente netto nell’escludere un profilo di volonta’ sia per quanto riguarda l’avvelenamento sia per quanto riguarda il disastro. Non c’e’ volonta’ nell’azione degli imputati. Il dispositivo, pero’, apre un altro scenario per quanto riguarda il disastro: il disastro c’e’, non e’ un caso che ci sia ma c’e’ una responsabilita’ umana nella causazione tant’e’ che viene riqualificato in colposo, cioe’ afferisce ad un dato gestorio inadeguato delle strutture che naturalmente riguardavano la zona. Per questo capo di imputazione e’ intervenuta la prescrizione e questo deve indurci a rifletere”. Cosi’ l’avvocato Tommaso Navarra, legale del Wwf, parte civile nel processo Bussi, commento la sentenza emessa oggi dalla Corte d’Assise di Chieti, le cui motivazioni saranno rese note tra 40 giorni. “Non si e’ affermata la responsabilita’ perche’ – ha proseguito – come avviene purtroppo in Italia, anche di frequente, caso eternit insegna, il tempo per accertare e’ un tempo incompatibile per affermare la responsabilita’. Questo ci deve far riflettere, ma deve far riflettere anche il territorio e gli abruzzesi: dobbiamo essere piu’ vigili sul nostro territorio perche’ soltanto una presenza costante puo’ portare un accertamento immediato dei fenomeni gravi di inquinamento per non rimanere con il cerino acceso della bonifica. Questa struttura di sentenza apre un problema: chi inquina paga, se nessuno e’ responsabile chi paga comunque il disastro? La comunita’ abruzzese? Noi – ha infine commentato l’avvocato – dobbiamo essere piu’ presenti, piu’ incisivi nella fase iniziale di accertamento dei fatti”.

LEGAMBIENTE: “SUBITO I DELITTI AMBIENTALI NEL CODICE PENALE”

Una vera vergogna. E’ questo il commento di Legambiente sulla sentenza per le discariche dei veleni della Montedison scoperte a Bussi nel pescarese nel 2007, che vede tutti assolti i 19 imputati. Dopo la sentenza dell’eternit ancora una sentenza che non trova i colpevoli. Accusati a vario titolo di disastro e di avvelenamento delle acque, sono stati tutti assolti per questo capo d’accusa, perché ancora non c’è il reato di disastro e di inquinamento ambientale e la prescrizione scatta come una mannaia, come se gli effetti nefasti dei reati ambientali potessero essere calcolati solo nel momento in cui l’atto illegale è stato compiuto e non in base agli effetti che continuano a provocare nel tempo sulla salute e sull’ambiente. “Ancora una volta un disastro ambientale finisce con un nulla di fatto – commentano Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente e Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo – ma la nostra associazione, tra le parti civili al processo, continuerà la sua battaglia su Bussi. Così come continueremo ad impegnarci affinché venga fatta giustizia su molti altri disastri ambientali consumati in Italia. E per evitare che nuove Bussi e nuove Eternit si compiano sul territorio e nelle aule dei tribunali pretendiamo dal Senato una rapida approvazione del disegno di legge sui delitti ambientali nel codice penale, fermo da febbraio scorso nelle commissioni Ambiente e Giustizia del Senato”. Per questo Legambiente ha promosso insieme a Libera e altre 25 associazioni di cittadini e di categoria, un appello al presidente del Senato Grasso che si può sottoscrivere su www.change.org/legambiente-ecoreati

PARTE CIVILE: “DISASTRO C’E’, SPAZI PER AZIONE CIVILE”

“Nessuna delusione. Le sentenze si accettano per quelle che sono. In tribunale non ci sono partite da vincere, ci sono questioni giuridiche da proporre all’attenzione del giudice”. E’ quanto ha dichiarato uno dei legali di parte civile, l’avvocato Nino Sciambra. “La prima considerazione – ha commentato – e’ che la Corte ha riconosciuto il fatto che un disastro e’ avvenuto ma nella formulazione colposa e questo ha fatto scattare la prescrizione. Questo potrebbe lasciare spazio alla proposizione di un’azione civile da parte del ministero dell’Ambiente. Per quanto riguarda l’assoluzione per avvelenamento – ha concluso – sarei piu’ cauto e aspetterei le motivazioni perche’ vorremmo capire qual e’ stato il percorso che ha seguito la Corte che evidentemente non ha riconosciuto l’esistenza di una strategia di impresa

SINDACO: “COME AMIANTO SERVE SDEGNO PUBBLICO”

Era in aula Salvatore La Gatta, il sindaco di Bussi sul Tirino, e ha accolto con preoccupato stupore la sentenza della Corte d’Assise di Chieti che ha assolto e prescritto tutti gli imputati del processo per la megadiscarica Montedison. “Mi auguro ora – ha detto La Gatta – che come per la vicenda dell’amianto cresca lo sdegno della pubblica opinione”. Il sindaco di Bussi sul Tirino, comune della provincia di Pescara, si è detto preoccupato anche per il ricorso che pende davanti al Consiglio di Stato a opera della Montedison contro il ministero dell’Ambiente che grazie alla sentenza del Tar aveva obbligato l’azienda a bonificare il sito entro 30 giorni dalla sentenza. “Non vorrei che questa sentenza in Assise possa pesare sul Consiglio di Stato, aspettiamo fiduciosi, sapendo che ora la strada è quella dell’ iniziativa civile. Ma è certo che in questo processo a Chieti – ha sottolineato La Gatta – è mancato il convitato di pietra, cioè quella stessa Montedison che è bene non dimenticare nominava i ministri per quanto era potente: non si può immaginare come questo potere sia finito all’improvviso”. L’udienza presso il Consiglio di Stato per il ricorso della Montedison contro il ministero è prevista il prossimo 4 gennaio.

ALESSANDRINI: “MALCELATO SCONTENTO”

La sentenza della Corte d’Assise di Chieti sulla mega discarica di Bussi “suscita malcelato sconcerto nelle comunita’ territoriali”. Lo dichiara il sindaco di Pescara Marco Alessandrini. “Una breve camera di consiglio e uno scarno dispositivo – osserva – pongono una pietra tombale sul primo grado di giudizio di una vicenda che ha sensibilmente scosso l’opinione pubblica per i suoi riflessi sulla salute.
Il Comune di Pescara, specie considerando l’intervenuta assoluzione per il reato di avvelenamento delle acque, dovra’ leggere con attenzione le motivazioni della sentenza per valutare qualunque forma di ulteriore azione giudiziaria” essendo parte civile nel processo. “Da sindaco, la lezione che ne traggo e’ comunque quella per cui oggi la tutela del territorio resta una priorita’ centrale della pubblica amministrazione per bloccare sul nascere fenomeni gravissimi di inquinamento”.

M5S: “LA GIUSTIZIA E’ MORTA”

Per il M5S Abruizzo, “La sentenza di oggi, al di là delle questioni squisitamente procedurali e tecniche, certifica innanzitutto un dato inconfutabile: la giustizia in Italia è morta, e neanche la magistratura ormai tutela i diritti dei cittadini. Lo stato di diritto in Italia sta diventando un’utopia: i poteri forti hanno vinto, le multinazionali fanno quel che vogliono e di fatto possono agire indisturbate anche violando le leggi. Un avvelenamento di centinaia di migliaia di persone sparito nel nulla, come per incanto: pazzesco. L’assoluzione di oggi è una pagina molto buia non solo per gli abruzzesi, ma per tutti gli italiani. Oggi più che mai è urgente la necessità di una ricostruzione dalle fondamenta del nostro paese ormai alla deriva”.

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