Discarica dei veleni, chieste condanne pesanti per il “più grande disastro della storia moderna”

Processo BussiDa 12 anni e 8 mesi a 4 anni: questo il massimo e il minimo nelle richieste di condanna per 18 dei 19 imputati nel processo in Assise a Chieti per le discariche dei veleni scoperte nel 2007 in Valpescara. C’è anche una la richiesta di assoluzione. Questo al termine delle requisitorie dei 2 PM Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini. Il pubblico ministero Mantini ha definito questo “il più grande disastro abruzzese della storia moderna”.                          Sul banco degli imputati, il processo si svolge a porte chiuse, 19 persone, quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison che gestiva il sito industriale a Bussi. Le accuse sono di avvelenamento delle acque e disastro ambientale colposo. La condanna piu’ pesante e’ stata chiesta nei confronti di Carlo Cogliati, 75 anni, all’epoca dei fatti, amministratore delegato pro tempore di Ausimont. Quella piu’ lieve, 4 anni, per Nicola Sabatini, 87 anni, vice direttore pro tempore della Montedison di Bussi (1963-1975). Assoluzione solo per Maurizio Piazzardi, 42 anni, perito chimico. 

 

Sulla vicenda della mega discarica dei veleni di Bussi sul Tirino c’è il “terribile sospetto che anche i dati pubblici venivano alterati”: lo ha detto in aula, dove si tiene il processo a porte chiuse, il pm Anna Rita Mantini durante il suo intervento. 

Il pm nella sua ricostruzione dei fatti ha fatto vedere un appunto interno Montedison del 2001 con scritto “clorurati in falda h2o – obiettivi di bonifica concordati con enti che danno valori residuali superiori a quelli in tabella”.
Per l’accusa insomma si tratterebbe di una “sistematica falsificazione dei dati”, affermazione supportata da alcune slide con le tabelle dove i dati del mercurio veri e quelli falsi passavano, ad esempio, da 100 a 14 per lo stesso pozzetto. Il pm in aula ha fatto vedere una e-mail interna tra due dipendenti in cui “ci si lamentava con l’altro che era troppo sistematica l’alterazione”. La Mantini ha poi proseguito raccontando che in uno studio di una società, la Erl del 1993, realizzato proprio per la Montedison si parlava esplicitamente di ‘probabile rischio per prodotti agricoli’ e ‘preoccupazione per eventuali utenti dell’acqua sotterranea a valle dello stabilimento e a valle delle discariche.
Intanto il Forum Acque Abruzzo parla di “documenti eccezionali nella loro gravità” e dello “straordinario risultato dei pm Mantini e Bellelli e della Forestale che ha supportato la requisitoria nel ricostruire un vero e proprio dramma. Li vogliamo ringraziare”, prosegue il Forum che aggiunge: “Al di là delle decisioni del collegio giudicante rimane la descrizione documentale inoppugnabile di un disastro di immani proporzioni che era conosciuto da molti, tranne i cittadini che per due decenni hanno addirittura bevuto i cancerogeni direttamente dal rubinetto”.
“La requisitoria dei Pm Mantini e Bellelli, al di là di quello che deciderà il collegio giudicante sulle responsabilità personali, rimarrà una pietra miliare per la conoscenza di uno dei peggiori disastri ambientali europei”, prosegue il Forum abruzzese movimenti per l’acqua. “Una ricostruzione puntigliosa e dettagliata resa possibile anche dal lavoro del Corpo Forestale dello Stato. Documento dopo documento, attraverso la loro proiezione in aula, è andato in scena un vero e proprio dramma ambientale”, dicono dal Forum. Emergono fatti incontrovertibili sulla conoscenza da decenni da parte di Montedison della gravissima contaminazione non solo di Bussi, ma addirittura dell’intera vallata, mare Adriatico antistante la città di Pescara compreso, per piombo e mercurio. La presenza di falde fortemente inquinate da clorurati era del tutto evidente anche per quanto riguarda i pozzi per l’acquedotto. Gli stessi documenti tenuti rigorosamente riservati della Montedison parlavano fin dal 1993 della preoccupazione per le produzioni agricole e per gli utenti che usavano le falde acquifere. La Pm Mantini ha parlato di una sistematica falsificazione dei dati, facendo vedere con le slide le tabelle con i dati a confronto. Inoltre ha adombrato il terribile sospetto, mostrando alcuni documenti, di collusione degli enti pubblici con la Montedison per alterare dati e tranquillizzare. Ora attendiamo le conclusioni della requisitoria e le decisioni dei giudici”, conclude il Forum, “ma i dati emersi sull’inquinamento sono letteralmente sconvolgenti e impongono solo una cosa: la bonifica totale senza le scorciatoie che qualcuno ancora oggi osa proporre”.
Nel corso della sua requisitoria in Assise, il pm della procura pescarese, Anna Rita Mantini, ha citato uno studio del 1981 tenuto riservato dalla Montedison, in cui si dichiarava per il mercurio e il piombo “grave compromissione dell’ecosistema del fiume Pescara fino all’Adriatico”.

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