Terza udienza in Corte d’Assise a Chieti dedicata ai difensori dei diciannove imputati nel processo per le cosiddette discariche dei veleni della Val Pescara. L’intera giornata  è stata caratterizzata dall’arringa dell’avvocato Tullio Padovani che difende l’ex amministratore delegato di Montedison Guido Angiolini: “Gli imputati sono ostaggi processuali perchè servono af agganciare la responsabilità di Edison, la loro funzione é solo questa. Sono un manipolo di vecchietti – ha aggiunto Padovani – che debbono poter essere condannati soltanto perchè scattino i meccanismi successivi. Tecnicamente sono ostaggi, cioè bisogna pagare il riscatto. Ma questo mica solo in questo processo: é un andazzo, come il capo d’imputazione, non é mica solo in questo processo, é una tecnica. Oramai in Italia ci siamo collaudati per costruire accuse retrospettive.” Tutte le udienze del processo, a porte chiuse per il rito abbreviato, sono state seguite con grande attenzione dalle ventisette parti civili e tra esse c’è il WWF . Il Presidente dell’associazione ambientalista Luciano Di Tizio, ribadendo che si spera che sia fatta giustizia, parla della strategia difensiva degli imputati che non avrebbe finora prodotto fatti concreti a loro reale discolpa. Per i legali degli imputati non c’erano norme tutela ambientale fra il 1963 e il 1971 e quindi ne chiedono l’ assoluzione. La creazione della discarica è avvenuta in un arco temporale in cui ciò non costituiva un illecito e che dunque essa non era abusiva. Secondo questa logica, non inquinante da un punto di vista giuridico e quindi non penalmente perseguibile. Sempre secondo la difesa non si possono imputare le condotte a chi è arrivato a Bussi 20 anni dopo e non era a conoscenza dell’ esistenza della discarica e non aveva alcun obbligo di attivarsi. Un limite, quello dei venti anni, riconducibile all’ entrata in vigore del decreto Ronchi che , invece, ha sancito l’ obbligo della bonifica.