Dragaggio: la storia infinita…

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dragaggioSi dice “insabbiare qualcosa” per mascherare, nascondere ciò che non si vorrebbe affrontare di petto per varie ragioni. Ecco, se fosse una questione di poco conto, il problema dragaggio andrebbe insabbiato in attesa di un colpo di bacchetta magica e di quell’epilogo felice delle storie a lieto fine che cinema e letteratura spesso raccontano. Ma qui di favoloso ci sarebbe soltanto il titolo, “La storia infinita”, perché nei fatti la questione, quella del dragaggio del porto canale di Pescara, è più che mai di stretta attualità e, sebbene di sabbia ce ne sia in abbondanza per insabbiare le troppo grane da esso provocate negli anni, la vicenda andrebbe piuttosto… dissabbiata, con buona pace di una città ormai esasperata, marineria in primis.
A pochi mesi dalla chiusura dei lavori di dragaggio, costati 13 milioni di euro per rimuovere 380mila metri cubi di sabbia, la situazione dei fondali sembra essere tornata la stessa, tanto che nei giorni scorsi la motocisterna Galatea non ha potuto attraccare in banchina ed è stata dirottata ad Ancona con tutto il suo carico. E a quanto pare neppure il dragaggio da 1,8 milioni di euro previsto per fine mese, denunciano gli operatori, servirà a sbloccare la situazione attuale.
La storia, infinita appunto, inizia negli anni ’90 con la costruzione della diga foranea ad opera del provveditorato alle opere marittime: l’impatto ambientale del porto è come quello di un tappo alla foce del Pescara che non riesce più a sversare a mare i fanghi trasportati naturalmente dalla corrente fluviale. La sabbia si accumula e i fondali si abbassano. E così nel settembre del 2009 la giunta regionale affida i lavori di dragaggio al provveditorato interregionale per le opere pubbliche, stanziando 500mila euro.
Ad aprile del 2010 il provveditorato approva il progetto di dragaggio e a giugno autorizza la gara: la ditta Nicolaj si aggiudica i lavori e a settembre parte l’escavazione dei primi 10mila m3 di fanghi dragati. Ma dopo un anno i carabinieri del Noe di Pescara sequestrano l’impianto di Moscufo, utilizzato per lo stoccaggio dei fanghi, mentre la procura antimafia de L’Aquila apre un’inchiesta sul presunto traffico illecito di rifiuti, a carico dei responsabili della ditta Nicolaj, della belga Dec-nv e della Europiemme, accusati di aver organizzato «un disegno criminoso al fine di conseguire un ingiusto profitto».
Il dragaggio si ferma e a giugno gli animi della marineria, sempre più esasperati per un’inerzia causata da lungaggini burocratiche, fanghi da analizzare, inchieste giudiziarie e rimpalli di responsabilità, accendono la protesta che sfocia in una sorta di guerriglia urbana, combattuta davanti alla capitaneria pescarese.
Tra le varie peripezie giudiziarie, burocratiche e amministrative, i lavori di dragaggio ripartono per chiudersi nel primo semestre del 2014, qualche mese fa, appunto, ma la saga di questa storia infinita è tutt’altro che chiusa e dopo il miracolo dei pescatori che hanno camminato sulle acque, adesso si attende un altro miracolo, questa volta possibilmente vero, per mettere un punto definitivo a questa storia infinita.

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