Ecomafia, il dossier di Legambiente

ecomafia dossierSono state 811 le infrazioni accertate nel 2013 in Abruzzo con 705 denunce e 203 i sequestri per illegalità ambientale. Questi i numeri di Ecomafia 2014, il dossier di Legambiente che monitora e denuncia puntualmente la situazione della criminalità ambientale, che è in aumento a livello nazionale.
Il rapporto, quest’anno dedicato alla memoria di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e del sostituto commissario di polizia Roberto Mancini, recentemente scomparso per la malattia contratta proprio a causa delle indagini sui traffici dei rifiuti condotte tra Campania e Lazio, evidenzia ancora una volta come reati ambientali e corruzione sono strettamente connessi. In Italia nell’anno in esame sono state 29.274 le infrazioni accertate, più di 80 al giorno, più di 3 l’ora. In Abruzzo, evidenzia il dossier di Legambiente, è stato riscontrato un significativo aumento delle infrazioni nel ciclo dei rifiuti che nel 2013 sono state 160; 194 le denunce e 55 i sequestri. I dati evidenziano un aumento nelle province di Chieti e Pescara, una diminuzione nell’aquilano, mentre nel teramano la situazione è stabile. Nel caso di Bussi Officine, tornato alla ribalta all’inizio del 2014 per la mancata messa in sicurezza del sito continuazione del disastro ambientale e inquinamento delle acque, l’indagine conta al momento indagati tra i vertici delle società Montedison e Solvay. Come richiesto dalla Procura, le aree poste sotto sequestro sono state intanto affidate in giudiziale custodia al Ministero dell’ambiente già direttamente interessato a seguito dell’istituzione del Sito di interesse nazionale di Bussi sul Tirino. 
Sempre a gennaio di quest’anno la Guardia di Finanza ha sequestrato tra i comuni di Monteodorisio e Vasto una discarica abusiva realizzata su un terreno di 2 mila metri quadri nei pressi di un torrente con rifiuti tossici e pericolosi. A maggio dell’anno scorso, il Corpo forestale ha posto sotto sequestro l’impianto di depurazione di una lavanderia industriale, che riversava in una cunetta stradale i liquidi residui dalle attività di lavaggio. Sul fronte processuale è giunta a giugno del 2013 dal tribunale di Chieti con la condanna di parte dei soggetti coinvolti nell’indagine per traffico illecito di rifiuti denominata “Quattro mani”. Il meccanismo criminale consisteva nell’acquisire rifiuti pericolosi per dirottarli in un impianto di trattamento regolarmente autorizzato nella zona di Chieti Scalo, da dove poi viaggiavano verso le discariche pugliesi e abruzzesi con certificati compiacenti, per un guadagno illecito stimato di circa 3 milioni di euro. La regione è, inoltre, interessata dall’illegalità legata al ciclo del cemento, foraggiata dal sisma del 6 aprile 2009. Le infrazioni accertate in questo ambito sono state 215 in Abruzzo, 184 le denunce, 31 i sequestri, 72 dei quali si sono verificati nella provincia di Chieti, 61 all’Aquila e a Teramo, 21 nel pescarese. Con sequestri preventivi di beni mobili, immobili e partecipazioni societarie per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro. Altri arrestati nell’ambito dell’operazione Shining light. I reati contestati sono, a vario titolo, quelli di corruzione, concussione, turbata libertà degli incanti, falso e truffa per gli appalti sia dell’Aca (Azienda comprensoriale acquedottistica) sia dell’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale). Questi solo alcuni dei passaggi riportati nel dossier di Legambiente.

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