“Nessuno sversamento di greggio in Adriatico”. Lo dichara la Edison, a due giorni dall’allarme scattato a ridosso della piattaforma Rospo Mare per la presenza di una sostanza scura in mare, e all’indomani della apertura di una inchiesta da parte della Procura della repubblica di Larino. Il Direttore del settore Idrocarburi della multinazionale Nicola Monti ha affermato che dopo gli accertamenti avviati all’indomani dell’allarme precauzionale, il materiale scuro apparso in mare è tutto di natura organica, e non vi è traccia di greggio. I controlli comunque saranno approfonditi nei prossimi giorni e le misure precauzionali incrementate. In merito alle reazioni suscitate dall’episodio, Monti ha definito “strumentali” le posizioni degli ambientalisti.
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IL COMUNICATO DELLA EDISON
Le ispezioni sottomarine e i sorvoli aerei continuati lungo tutta la giornata di ieri hanno completato il quadro, confermando l’assenza di sversameto di petrolio in mare.
A 60 ore dal lanciato allarme avvenuto alle ore 22:30 di lunedi’ 21, per avvistamento di una macchia sospetta presso il Campo Rospo Mare, nei pressi della FSO Alba Marina, si puo’ escludere la presenza di greggio in mare e quindi di qualsiasi forma di inquinamento.
Le operazioni aeree e marine, che sono state messe in atto e che hanno visto coinvolti anche i mezzi della Capitaneria, intervenuti con prontezza sul luogo, hanno consentito di escludere lo sversamento di greggio in mare, fatto confermato dai rilevamenti satellitari effettuati dalla Capitaneria di Porto.
La macchia, che ha generato l’allarme e che era stata stimata essere a quel momento in piena notte a distanza di 30 metri dalla FSO Alba Marina e con un’onda media di 2 metri di altezza, di dimensione 20×60 metri (circa 1 metro cubo) si e’ rivelata essere composta di natura diversa dal petrolio (sostanzialmente terra ed erba di origine fluviale).
L’ispezione sottomarina, durante la quale si sta inoltre provvedendo alla registrazione del tiraggio della linea, già oggetto di un piano di manutenzione programmato del sistema di trasporto del greggio alla nuova FSO Alba Marina., ha completato il quadro della situazione, portando ad affermare l’assenza di sversamento di petrolio in mare.
Le misure di sicurezza degli impianti e di salvaguardia dell’ambiente sono severe e garantiscono la massima tutela per le persone e per l’ecosistema. L’intero campo è sorvegliato da un sistema di telecontrollo a terra nella base di Santo Stefano da cui è possibile arrestare la produzione in qualsiasi momento. Sono previsti sia arresti d’urgenza che sigillano il giacimento sul fondo del mare sia l’attivazione delle pompe antiincendio su tutto l’impianto in caso di fuoriuscita di gas. Lo stesso sistema di arresto è presente sulle piattaforme. L’intervento di emergenza è possibile anche dalla FSO Alba Marina. Il campo è inoltre fornito di tutte le dotazioni di sicurezza previste dal codice della navigazione e dalle leggi minerarie. Nei prossimi giorni proseguiranno le ispezioni subacquee – con una pausa prevista nelle prossime ore a causa delle difficili condizioni meteomarine – portando in questo modo a compimento tutti i rilievi previsti.
L’FSO Alba Marina è stata progettata e realizzata per garantire il massimo livello di sicurezza anche in condizioni meteomarine estreme (18 metri d’onda e venti sino a 150 km/h) grazie al sistema di ormeggio adottato. La nuova FSO Alba Marina appartiene alla categoria Aframax, con doppio scafo e doppio fondo, ha una portata lorda di 109.000 tonnellate e possiede i più avanzati sistemi di controllo di rilevazione automatica di presenza di gas, incendio e arresti di emergenza che garantiscono un elevato livello di sicurezza delle operazioni. Progettata per ospitare 50 persone tra tecnici e operatori, la FSO Alba Marina è presidiata 24 ore su 24 ed è in costante collegamento con la base operativa Edison di Santo Stefano a Mare.
Nelle prossime settimane e’ previsto inoltre un altro intervento straordinario di manutenzione al campo, finalizzato alla verifica delle apparecchiature in pozzo e al ripristino di 2 pozzi della Piattaforma Rospo Mare C. I lavori, che inizieranno nei primi giorni di Febbraio e che avranno una durata massima di 5 mesi, verranno realizzati dall’ impianto “Perro Negro 8”.
IL CAMPO PETROLIFERO ROSPO MARE
Il campo petrolifero offshore di Rospo Mare situato nel Mare Adriatico a circa 12 miglia dal Porto di Termoli è in produzione dal 1982 ed ha estratto sino a oggi 92 milioni di barili di olio. Gli impianti di produzione, che Edison gestisce in qualità di operatore al 62% in joint venture con Eni al 38%,sono installati sulle piattaforme di Rospo Mare A-B-C distanti 2 kilometri dalla FSO Alba Marina. Le piattaforme sono installate in 70 metri di profondità d’acqua, sono interconnesse tra di loro tramite condotte sottomarine e l’olio prodotto dai 28 pozzi di produzione è convogliato attraverso una condotta sottomarina alla FSO Alba Marina.
IL FRONTE DEL NO: PARLA MONTICELLI
Resta alta la contrarietà di associazioni e isituzioni a quella che viene definita la “deriva petrolifera” abruzzese. Contro gli insediamenti offshore si è nuovamente epresso il Sindaco di Pineto Luciano Monticelli, in una intervista al TG8.
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IL COMUNICATO DELLA COSTITUENTE DEL PARCO DELLA COSTA TEATINA
La Procura della Repubblica di Larino ha aperto un’inchiesta” Inquinamento Ambientale”.
Dall’assessore Giorgi del comune di Termoli veniamo a sapere che una delle giunture si è allargata, facendo fuoriuscire il greggio che, con la temperatura del mare di circa 10 gradi, ha fatto solidificare la sostanza, facendola finire in fondo al mare.
Quello che sconcerta è che le notizie le dobbiamo apprendere dal Molise, mentre la regione Abruzzo rimane in silenzio, e le nostre capitanerie si aggrappano pure alla mucillagine dal TGR. I comuni costieri sono lasciati da soli a fronteggiare i colossi del petrolio, parliamo di società con staff di avvocati ingegneri e geologi. Un vero scandalo. Vasto e Fossacesia ben consci delle nuove sfide, non hanno mai smesso di fare quanto loro possibile, insieme alle associazioni, comitati, società civile, portatori di interesse. Dal Centro Oli (leggasi vera e propria raffinaria) ad oggi, l’Abruzzo ha gridato a chiare lettere, la contrarietà a divenire da regione dei parchi ad anonimo distretto minerario, forse meglio di tante altre regioni.
Il territorio costiero è a forte rischio ambientale, la nostra capacità di dare risposte molteplici e innovative a questa crisi potrebbe azzerarsi in un attimo. Abbiamo una nave che con costanza, preleva greggio da un’altra nave container -Alba Marina- ancorata e che poi scorazza quotidianamente per tutto il medio basso adriatico.
Maria Rita D’Orsogna a proposito dello sversamento di Rospo mare ha dichiarato “tutti in stato d’allarme per Rospo Mare. Non avete visto niente. Aspettate solo Ombrina, e queste cose saranno all’ordine dl giorno. Le FPSO (navi di supporto offshore) in Inghilterra hanno in media 45 sversamenti l’anno”. Ci sono anche le inquietudini della piccola pesca di Vasto, che con mano possono toccare, attraverso innumerevoli segnali, lo stato preoccupante del mare.
Le raccapricianti immagini dei gabbiani incatramati, ignari delatori di un disastro ambientale che non riguarda solo loro, ma tutta la fauna e flora del fondale marino (chi andrà a stimare quei danni?)ci rivelano che tutta la rete trofica adriatica ne è coinvolta.
I gabbiani in realtà sono gli ultimi a morire…
Davanti alla costa vastese si pompa petrolio da 30 anni, quale sia il reale stato del mare a questo punto non è dato saperlo, attraverso la stampa nel passato abbiamo appreso di altri sversamenti, sicuramente con meno clamore, la mobilitazione dei cittadini paga, la stessa stampa se i cittadini si mostrano attenti, è disponibile a fare più informazione dando alle notizie il giusto spazio, e non un trafiletto come è successo nel passato. Si è calcolato che il greggio estratto in 30 anni ha coperto semplicemente 60 gg del fabbisogno nazionale, lo 0.005%, un sacco di soldi per chi estrae, un niente per l’energia nazionale, ancora meno per il territorio in cambio di tantissimi rischi.
Noi diciamo che è giunto il momento di invertire decisamente la rotta con chiare decisioni politiche e con indirizzi incontrovertibili, bisogna giungere al più presto alla perimetrazione definitiva del Parco nazionale della Costa Teatina, è vero che tecnicamente non risolve del tutto il problema petrolio in mare, ma indica chiaramente quale direzione vuole prendere il territorio, ovvero uno sviluppo turistico ambientale e sostenibile assolutamente non compatibile con le trivellazioni petrolifere.
Chiediamo al comune di Vasto, di valutare anch’esso azioni legali, come sta facendo il comune di Termoli. Alla regione Abruzzo, la perimetrazione del Parco della Costa Teatina.
SI AL PARCO NO AL PETROLIO
COSTITUENTE PER IL PARCO NAZIONALE DELLA COSTA TEATINA
Lino Salvatorelli
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