video » Ex Micron: futuro ancora incerto

micronMalgrado la vendita alla Marsica Innovation Tech, l’azienda a capitale tedesco con dirigenti dell’ex multinazionale americana, il futuro della Ex Micron di Avezzano appare sempre più incerto. Per i sindacati è un errore pensare che i problemi della multinazionale marsicana siano stati risolti con la vendita in quanto, affermano allarmati i rappresentanti sindacali, ad oggi esistono commesse che garantiscono l’attività soltanto per i prossimi due anni. Nonostante l’accordo sui contratti di solidarietà, sono molte le ombre che Fim-Cisl e Cisal avanzano sullo stabilimento. «Pensare che i problemi della fabbrica siano risolti sarebbe un grave errore. Ed è l’errore – afferma Antonello Tangredi segretario provinciale Fim-Cisl – che compie la classe politica nel considerare chiusa la vertenza, così come anche molti dipendenti. A maggio la multinazionale ha dichiarato uno scarico di lavoro del 40% di ore lavorabili che tradotto vuol dire 700 dipendenti in esubero e mobilità. Dopo poco più di un mese – continua -, Marsica Innovation ha inviato la richiesta per 1 anno di cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale e che, dopo forti pressioni del sindacato e il via libera del Mise, si è trasformata in Contratti di Solidarietà. Abbiamo davanti un’azienda che ha cambiato nome ma non gruppo dirigente, affermano ancora i sindacati, senza dubbio più debole di qualche anno fa e con la necessità di accordi, in vista dei 45 milioni di euro che dovrà ricevere dai finanziamenti pubblici. La vertenza – dice Tangredi – , non è chiusa, inizia adesso e c’è bisogno di tutti. Il futuro industriale della Marsica passa per i cancelli di quella fabbrica, dove centinaia di lavoratori dovranno poter guardare al futuro senza patemi e senza ammortizzatori sociali». Più o meno sulla stessa linea la Failms-Cisal: «Quello fatto – dice il segretario Fernando Di Gianfilippo – è solo un piccolo passo avanti. Serve arrivare a veri contratti di solidarietà che possano salvare tutti posti di lavoro e rilanciare lo stabilimento. La situazione, al momento, non è per nulla risolta ed è necessario tornare al Mise per avere prospettive e piani industriali concreti, durevoli e, soprattutto, che garantiscano l’occupazione».


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