video » Femminicidio, parola nuova e terribile

donnaQuando nasce una parola nuova, vuol dire che l’umanità ha bisogno di nominare qualcosa che prima non c’era, o era così raro da accontentarsi di una definizione generica. Deve essere stato bello il giorno in cui si è sentito il bisogno di dare nome alla pace, opposto lessicale e sostanziale della parola guerra: “pace”. Non esiste, invece, l’opposto della parola “violenza”; con scarsa fantasia, ci limitiamo a porre un davanti un “non” ,un “anti”, un “contro”. Da qualche tempo però si è avvertita forte e chiara la necessità di un neologismo atto a definire la violenza di genere, o meglio: la violenza maschile sul genere femminile, prima causa di morte nel mondo per le donne tra i 16 ed i 44 anni. Le parole esistenti – omicidio, uxoricidio, matricidio – non bastano più, e allora ecco la parola: femminicidio. Assomma in sé tutte le altre e anche qualcuna in più, dando veste di vocabolo alla soppressione della donna “in quanto tale”: moglie, madre, figlia, sì, ma soprattutto femmina. Nuova parola per nuova categoria criminologica, che introduce l’ottica di genere nello studio di delitti “neutri” e supera la definizione giuridica – e generica – di assassinio. Femminicidio, ma anche violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, professionale, economica, familiare: il fenomeno ha proporzioni mondiali, tanto che l’Onu ha indetto, per il 25 novembre, la giornata internazionale contro la violenza di genere. Intanto le donne continuano a morire, sempre di più, per mano dei soliti: mariti, conviventi, amanti, fidanzati o ex fidanzati. Spesso non si tratta di eventi isolati e inaspettati ma dell’ultimo, tragico, annunciato e inascoltato atto di un’esistenza violenta. In Italia non esiste una raccolta sistematica dei dati, alla carenza cercano di sopperire i Centri Antiviolenza, presenti anche sul territorio abruzzese. Secondo i dati diffusi dalla Cgil, l’Abruzzo, con il 27,6%, è al quarto posto delle regioni italiane per le violenze sulle donne. Quando la vittima si ribella, o prova a ribellarsi, viene insultata, calunniata, perseguitata, massacrata, uccisa. Talvolta l’uomo la chiama strega, proprio come quelle che un tempo bruciavano sul rogo. Benvenuti nel nuovo Medioevo.


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