Fondazione Ud’A- Ora anche un ricorso da oltre 5 milioni

udaMentre cerimonieri ed uscieri hanno il loro gran da fare per il sontuoso allestimento dell’Aula Magna di via dei Vestini da ripulire, infiorare e tappezzare in vista dell’Inaugurazione dell’Anno Accademico  (in programma giovedì prossimo alle 10.30), in Tribunale a Chieti è stato depositato un nuovo, voluminoso, “imbarazzante” ricorso contro l’Università d’Annunzio, o meglio contro la gestione Di Ilio-Del Vecchio. Questa volta oggetto del ricorso è il progressivo, mirato e palese depauperamento di ogni ruolo, vocazione e attività della Fondazione a vantaggio non si sa bene di chi e perchè, o meglio non lo sanno alcuni ma benissimo lo sa chi sta tramando il cervellotico disegno. A ripercorrere, lungo le 16 pagine dell’esposto, quello che viene esplicitamente e in più passaggi definito, appunto, ” il disegno ideato per svuotare le attività demandate alla Fondazione privandola, di fatto, delle risorse che le spettano per Statuto senza la previa modifica dell’atto costitutivo dei rapporti tra le due parti ( Università e Fondazione appunto), nonchè in barba al grave danno che si arreca alla Fondazione” è l’ex Rettore Franco Cuccurullo in qualità di Presidente, ancora in carica, della Fondazione. Un ricorso, questo, che va ad aggiungersi alla querela per calunnia presentata dallo stesso Cuccurullo, il 10 dicembre scorso, contro l’attuale contestatissimo Dg della d’Annunzio, Filippo Del Vecchio, sempre per fatti e dichiarazioni riconducibili alla Fondazione e al ruolo-gestione dell’ex Magnifico. Torniamo ai fatti ultimi in ordine di tempo: sfogliando il ricorso troviamo passaggi significativamente interessanti capaci di ripercorrere le tappe istitutive della Fondazione tratteggiandone vocazione, attività, progetti di ricerca e finanche strutture e immobili di competenza gestionale. Fondamentale, di certo, il punto 4 a pagina 3 dove ci si sofferma sulle risorse che “annualmente e per Statuto l’Università si impegnava a versare in favore della Fondazione, risorse erogate nella loro interezza fino al 2011 quindi dimezzate e nel 2014 azzerate”. In questo passaggio torna il concetto di “disegno perseguito dall’Università per svuotare la Fondazione”, ma soprattutto si tirano in ballo delibere di Senato Accademico ( del gennaio 2013) approvate dal Consiglio di Amministrazione con le quali ” di fatto l’Università si impossessa, in modo illegittimo perchè senza il necessario parere del Ministero vigilante, del Centro ITAB la cui gestione era demandata alla Fondazione” rischiando, di fatto, di creare una sorta di inutile e dispendioso duplicato. Una sorta di  “Centro ITAB bis” la cui istituzione, inoltre, sarebbe contraria anche allo Statuto dell’Università medesima ” non avendo l’Ateneo alcun potere di istituire detto Centro, stabilirne lo statuto e costituirne gli organi” ( pag. 10 ricorso). Nell’ultima pagina le conclusioni: l’ex Rettore Cuccurullo invita il suo successore Di Ilio a costituirsi nei termini di legge e a comparire in udienza chiedendo, intanto, la condanna dell’Università al pagamento di oltre 5 milioni di euro ( precisamente 5.095.381,59 ) alla Fondazione. Insomma, la d’Annunzio investirebbe fondi e delibererebbe in Senato lo strano duplicato di due delle sue eccellenze ( ITAB e CESI) senza alcuna logica apparente e, ancor peggio, non potendolo fare per suo Statuto. Una d’Annunzio che si espone a ricorsi e pesanti richieste “risarcitorie” inevitabilmente chiacchierate sui prati del Campus così come un pò ovunque in un Abruzzo sempre più incuriosito dalle vicende Ud’A. Una d’Annunzio che si prepara alla cerimonia inaugurale dell’Anno Accademico tra non pochi fondati sospetti di contestazioni e colpi di scena, o di teatro che li si voglia definire, che stavolta starebbero architettando persino gli studenti quasi a voler gridare, in quell’Aula così solenne: ” Giù le mani dal nostro futuro!”.

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