Giustizia: Orlando e Camusso a L’Aquila per discutere della riforma

camusso orlandoUna discussione a tutto tondo sulla riforma della giustizia, ieri al Ridotto del teatro comunale de L’Aquila: con il ministro Andrea Orlando presente al tavolo dei lavori il neo vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini, Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria e con Susanna Camusso, Segretario generale della Cgil. Il convegno, dal titolo: “La riforma della giustizia per lo sviluppo del paese” è stato organizzato da Rifare l’Italia-Abruzzo, in collaborazione con l’Anm (Sezione Abruzzo), Ordine degli Avvocati dell’Aquila, Consiglio degli Ordini Forensi d’Abruzzo, Università di Teramo (Facoltà di Giurisprudenza), Università dell’Aquila (Facoltà di Economia). L’introduzione è stata affidata a Michele Fina (Rifare l’Italia-Abruzzo).

Susanna Camusso ha risposto a chi le chiedeva se nella legge di stabilità non ci siano risorse per la ricostruzione post sisma, spiegando di augurarsi vengano previste, “perché qui all’Aquila la ricostruzione ha fatto i conti con i tempi lunghi, con le competenze e con gli errori di un lungo periodo nel quale si era deciso di non ricostruire il centro storico”. Quindi, ha aggiunto, “una legge di stabilità senza risorse per l’Aquila aggraverebbe la situazione”.

Ha sottolineato poi come “alcune ricette arrivino fuori tempo massimo, perché da una logica di giustizia fiscale non arriveranno grandi cambiamenti per ciò che riguarda l’emergenza lavoro”. Ma per la Camusso è importante sottolineare ancora come, per quanto riguarda il Jobs Act, “bisogna smettere di immaginare che la ‘rivoluzione’ possa partire dalla riduzione dei diritti dei lavoratori”. Se per la Camusso bisogna ‘pulire’ tutte le forme contrattuali che consentono la precarietà e quindi “iniziare ad estendere una maggior quantità di diritti ai lavoratori”, non si può immaginare “una Cgil che cambia idea se gli altri seguono sempre le stesse strade”. Ha poi dato man forte alle motivazioni delle Regioni contro il Governo spiegando che “è indubbio che se si continua ad andare nella direzione dei tagli lineari l’esperienza ci dice che o si aumentano le tasse o si diminuiscono i servizi. Quindi il rischio è quello di avere meno stato sociale”, ha concluso.

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