Gli hanno salvato la vita nel reparto di Chirurgia vascolare dell’ospedale di Chieti, dopo che ha tentato di togliersela, tagliandosi le vene in una cella del carcere di Madonna del Freddo. Donato Colasante, il 21enne di Guardiagrele è ora piantonato al clinicizzato di Colle dell’Ara, soccorso in extremis dopo un tentato suicidio, sulle cui motivazioni è forte la denuncia del suo avvocato Graziano Benedetto e dei familiari, che stanno vivendo ore d’inferno. La causa scatenante dell’atto estremo tentato dal giovane è stata infatti il diniego –da parte della magistratura- di consentirgli una visita alla salma della nonna paterna deceduta l’altro ieri.
“In poche ore sto perdendo mia madre e mio figlio” –non si da’ pace il padre, Domenico, che ha saputo del ricovero del figlio in ospedale mentre egli stesso vi si trovava per vegliare la madre in obitorio. Ora annuncia battaglia legale e ha già presentato un esposto ai Carabinieri perché vengano chiariti tutti gli aspetti ancora oscuri dell’episodio: “Il carcere per lui è una condanna a morte”.
Donato Colasante è finito in carcere perché coinvolto nel caso della presunta intimidazione con un finto ordigno esplosivo ai danni di Raffaele Bonanni nel marzo scorso a Francavilla. “Ma –afferma l’avvocato Benedetto- la detenzione in carcere è incompatibile con il suo stato di salute e di tossicodipendenza. Vogliamo sapere se Donato ha tentato il gesto estremo mentre era in crisi di astinenza “- ha aggiunto stamani da L’Aquila, dove ha presentato l’ennesima istanza affinché “Colasante venga innanzitutto curato. Domani è in previsione il ritorno a Madonna del Freddo con le terapie necessarie, e soprattutto con l’indicazione che venga sorvegliato a vista, per non morire di carcere”.
I RADICALI: “SUBITO IL GARANTE REGIONALE DEI DETENUTI”
Sul caso sono intervenuti con una nota Dario Boilini, segretario dell’ass. Radicali Abruzzo e membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e Alessio Di Carlo, membro di Giunta di Radicali Italiani, per i quali “Il tentativo di suicidio da parte di Donato Colasante, il giovane detenuto a Chieti a cui è stato negato il diritto di far visita alla salma dell’amata nonna Lucia, colpisce per non solo per l’irragionevolezza della decisione dei giudici ma, soprattutto, per l’accanimento che si è dimostrato verso un ragazzo, appena ventunenne, detenuto in attesa di giudizio e, quindi, tecnicamente tuttora innocente. Purtroppo, però -affermano i Radicali- “anche nelle aule di giustizia della nostra regione il principio di presunzione di innocenza viene sistematicamente calpestato: e questo nell’indifferenza della classe politica che da oltre tre anni deve nominare il garante regionale dei detenuti il quale potrebbe efficacemente monitorare lo stato generale della detenzione carceraria abruzzese per evitare che accadano tragedie come quella, fortunatamente appena sfiorata, avvenuta ieri a Chieti”.
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