Grandi rischi, primi ricorsi in appello

tribunale laquilaCon il deposito dei primi quattro ricorsi in Appello comincia oggi la seconda fase del processo alla commissione Grandi Rischi. L’organo scientifico consultivo della presidenza del Consiglio si è riunito all’Aquila il 31 marzo 2009, a cinque giorni dal terremoto del 6 aprile, e i sette componenti di quella riunione sono stati processati e condannati a sei anni lo scorso 22 ottobre per omicidio e disastro colposi dal giudice di primo grado del tribunale del capoluogo, con l’accusa di aver sottovalutato il rischio sismico e dato false rassicurazioni agli aquilani, causando la morte di una trentina di loro. Tra ieri e oggi gli avvocati di quattro condannati hanno presentato l’istanza di impugnazione della sentenza del giudice Marco Billi. Si tratta degli avvocati Alessandra Stefano (che assiste Gian Michele Calvi), Roberto Petrelli (Franco Barberi), Alfredo Biondi (Claudio Eva) e Franco Coppi (Giulio Selvaggi). I ricorsi sono stati depositati dai legali nelle rispettive sedi, presso i tribunali di Pavia, Genova e Roma, e le carte saranno successivamente trasmesse alla Corte d’Appello del capoluogo, dove verrà celebrato il processo. Nei prossimi giorni anche gli avvocati Marcello Melandri (per Enzo Boschi) e Filippo Dinacci (per Bernardo De Bernardinis e Mauro Dolce) dovrebbero presentare le rispettive istanze, completando il quadro. “Un errore da parte di un giudice si può accettare. Quello che è inaccettabile è una condanna dovuta a superficialità e approssimazione”, afferma l’avvocato Stefano, motivando il ricorso, sottolineando che “leggere la motivazione è stata una delusione: il giudice non ha fatto altro che ripetere quello che avevano detto i pm, senza curarsi degli errori giuridici e di fatto che la tesi dell’accusa recava con sé e che erano evidenti”.Originata dall’esposto di un avvocato aquilano, Antonio Valentini, per conto di alcuni familiari delle vittime del sisma, l’inchiesta è divenuta di pubblico dominio il 3 giugno 2010 con l’emissione di sette avvisi di garanzia. Il 10 dicembre 2010 l’esordio in aula per l’ udienza preliminare, conclusa con il rinvio a giudizio per tutti; il 20 settembre 2011 la prima udienza dibattimentale, con il giudice Billi che ha imposto un ritmo veloce. Dopo due anni, un tempo considerato record per un dibattimento così delicato, il 22 ottobre 2011 è arrivata la sentenza di primo grado, esplicitata dal magistrato in 950 pagine di motivazioni lo scorso 18 gennaio (mentre 500 erano le pagine della requisitoria scritta dei pubblici ministeri Fabio Picuti e Roberta D’Avolio). Definito spesso “processo alla scienza” (erroneamente, secondo l’accusa), questo dibattimento ha avuto una rilevanza internazionale, seguito dai media di tutto il mondo e anche da riviste scientifiche estere. “Spero che in Appello non ci sia una visione unilaterale – aggiunge l’avvocato Biondi, ex ministro della Giustizia – i processi si fanno stabilendo prove ed elementi, non per trovare colpevoli a ogni costo”. “I nodi su cui ci batteremo sono molti – conclude Petrelli – in particolare l’esistenza di un effettivo nesso causale tra le valutazioni scientifiche emerse nel corso della riunione e il comportamento dei cittadini”.

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