video » “Green Connection”, verde e appalti. Ecco la sentenza

sentenzaDecadono i capi d’imputazione più gravi, tra i quali l’associazione a delinquere, resta l’abuso d’ufficio per i principali imputati al processo “Green Connection” andato oggi pomeriggio a sentenza dopo tre ore di camera di consiglio del collegio dei giudici presieduto da Camillo Romandini. Pena di un anno per l’ex assessore al verde pubblico del Comune di Pescara Rudy D’Amico , così come per i dirigenti comunali Giampiero Leombroni e Vincenzo Cirone, con interdizione dai pubblici uffici per un anno e pagamento delle spese processuali. Per loro il Pm Salvatore Campochiaro aveva chiesto rispettivamente 5 anni , 3 anni e 4 mesi e sei mesi. Pena di un anno e quattro mesi per Franco D’Alonzo, titolare della Edilpennese, Tiziano La Rovere, della cooperativa “La Cometa”, Mario Di Giovanni e Nicola Palmieri, anche loro a capo di alcune cooperative. Per loro anche l’impossibilità di contrattare con la pubblica amministrazione per un anno e quattro mesi e il pagamento delle spese processuali. Per tutti, tranne che per D’Alonzo, il giudice ha concesso il beneficio della sospensione condizionale delle pene inflitte alle condizioni di legge. La pena più pesante è per Francesco De Simone, a capo di una ditta che si occupava di manutenzione del verde, considerato il mandante di una serie di atti intimidatori tra cui il pestaggio di un operaio, per lui pena di 5 anni e 9 mesi, molto di più della richiesta del Pm che chiedeva 4 anni. Assolti i dirigenti comunali Costantino Rapattoni  Pierluigi Carugno e Pierpaolo Pescara, Damiano Madeo, indicato dall’accusa come l’autore materiale degli atti incendiari, Rocco Celsi e Natasha Di Clemente. La Green connection al comune di Pescara ha viaggiato su due fasi ben distinte: il tentativo di creare un cartello tra una serie di cooperative per spartirsi gli appalti sul verde pubblico, minacciando gli eventuali concorrenti, e per questo la pena più severa a Francesco De Simone, ed il coinvolgimento dell’amministrazione pubblica condizionata a dirottare gli appalti a favore delle cooperative coinvolte, ma per questa fase il giudice Romandini ha di fatto riconosciuto il solo reato di abuso d’ufficio.


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