I fiumi d’Abruzzo? Sempre peggio

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SANGRO FIUMEPESCARA – I fiumi in Abruzzo? Sempre peggio. Lo dice il Wwf Abruzzo che, rielaborando i dati del monitoraggio dell’Arta relativi al 2011 nel dossier sullo stato di salute delle acque fluviali, lancia l’allarme rivolgendosi alle procure abruzzesi e alla Commissione Europea, affinché possano attuarsi delle iniziative urgenti e concrete per scongiurare quello che si configura come un disastro ambientale.
La direttiva sulle acque del 2000 della Commissione Europea impone ai Paesi membri il raggiungimento della classe di qualità buona per tutti i fiumi entro il 2015 e se l’Italia, in passato già multata per la sua inadempienza, si classifica tra i paesi più indisciplinati d’Europa, l’Abruzzo sembra non essere da meno, con un Piano di Tutela delle Acque che prevede una deroga entro il 2027 sull’adeguamento della qualità dei fiumi e che tra le possibili soluzioni per migliorare la situazione non contempla affatto la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici.
Tra le cinque classi di qualità contemplate dalla campagna di monitoraggio dell’Arta – pessimo, scadente, sufficiente, buono ed elevato – ben nove corsi d’acqua si classificano come pessimi, mentre i due corsi principali, il Sangro e l’Aterno-Pescara, dal 2009 al 2011 sono addirittura peggiorati rispettivamente da buono a sufficiente e scadente e da sufficiente a scadente.
“Ben 2/3 dei corsi d’acqua abruzzesi sono lontani dagli obiettivi di qualità fissati dalle direttive europee”, ha dichiarato il presidente del Wwf Abruzzo, Luciano Di Tizio, che ha aggiunto: “In due anni 1/3 dei fiumi è stato declassato e il 10% si attesta ad uno stato pessimo”.
“E’ inevitabile che le ripercussioni dello stato di qualità delle acque si ripercuotano anche su flora e fauna”, ha aggiunto Augusto De Sanctis, referente acque del Wwf Abruzzo. “Questa situazione colpisce anche sedici aree di elevato valore naturalistico, incluse nella Rete Natura 2000, come siti di interesse comunitario, zone di protezione speciale e addirittura i grandi parchi della nostra regione. Con queste premesse”, ha concluso De Sanctis, “si rendono sempre più urgenti provvedimenti radicali, a partire dal cambiamento della classe dirigente, che ha permesso un peggioramento drastico della situazione, e un’immediata revisione del Piano di Tutela della Acque, che diventa lo strumento di difesa necessario per salvaguardare i nostri fiumi”.

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