Sul tema si continua a dibattere e le polemiche non si placano. Ma qual è la situazione della petrolizzazione in Abruzzo? Dai dati del Ministero dello Sviluppo Economico aggiornati al 31 marzo 2015 si evidenzia che sulla terra ferma sono 21 i titoli vigenti : 11 permessi di ricerca che interessano tutte e 4 le province per un totale di 2.213,05 kmq di territorio abruzzese, 8 le concessioni di coltivazione su un’area di di 441,29 kmq delle province di Chieti, Pescara e Teramo e due di stoccaggio su un territorio di 101,03 kmq del chietino e del teramano.Le istanze per il conferimento di nuovi titoli minerari in terra ferma sono 11: 2 concessioni di coltivazione e stoccaggio e 9 permessi di ricerca. Per quanto riguarda i titoli vigenti in mare prospicienti la costa abruzzese sono 5 i permessi di ricerca e 7 le concessioni di coltivazione. Le istanze di permesso di prospezione, di ricerca e di coltivazione a mare sono complessivamente 7. Nel 2009 il 51,7% del territorio abruzzese era interessato da istanze di ricerca ed estrazione di idrocarburi. Attualmente l’area si sta estendendo come spiegato nel nuovo dossier presentato dalle associazioni ambientaliste che proseguono la battaglia contro le trivelle. Ma quali profitti derivano da tali estrazioni? Da quelle effettuate a terra per gas e petrolio il 10% che è così suddiviso: 3% al Fondo Riduzione Prezzo Carburanti e 7% che va ridistribuito per un 30% allo Stato, 55% alla Regione e 15% ai Comuni. Per le estrazioni in mare territoriale la suddivisione è la seguente: per il gas: 10% di cui il 7% diviso tra Stato e Regione e il 3% al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; per l’olio si parla del 7% del quale 4% diviso tra Stato e Regioni e 3% destinato al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico da tutti i progetti di coltivazione in terra abruzzese il gettito complessivo nel 2014 è stato di solo 207.609,86 euro.