I sismologi di ISSO: “I terremoti non si possono prevedere? Però…”

terremotoI terremoti non possono essere “esattamente” previsti, ma la comunità scientifica ha il dovere di non trincerarsi dietro questo assunto, anzi è tenuta a sposarne uno opposto: il dovere di valutare e comunicare correttamente pericolosità e rischio sismico. Il Processo “Grandi rischi” a L’Aquila ne rappresenta un esempio: e proprio da quella esperienza e da alcuni dei protagonisti di una pagina giudiziaria ancora aperta (in attesa dell’appello) si rafforza l’attività di ISSO (La società internazionale di Sicurezza Sismica), presente in questi giorni al Festival della Complessità dell’università D’Annunzio, coordinato dal prof. Francesco Stoppa.
Diversi degli scienziati aderenti ad ISSO sono stati consulenti delle parti civili nel processo alla Commissione “Grandi Rischi”

ISSO (International Seismic Safety Organisation) è un’organizzazione internazionale di esperti di varie discipline che ha come missione specifica quella di valutare e comunicare correttamente pericolosità e rischio sismico. I punti da trattare con grande equilibrio e delicatezza sono, infatti, soprattutto i seguenti:
– l’uso di metodologie affidabili per la valutazione dell’input sismico, con la conseguente presa d’atto, analizzando le informazioni acquisite da terremoti verificatisi nell’ultimo decennio in Italia e all’estero, che il metodo PSHA (Probabilistic Seismic Hazard Assessment), su cui sono fondate le attuali classificazione e normativa sismica italiana, ha dimostrato lacune evidenti, se confrontato con procedure più innovative ed efficaci, quali la NDSHA (Neo- Deterministic Seismic Hazard Assessment);
– la necessità di effettuare approfondite indagini di microzonazione sismica per valutare con estrema precisione gli effetti si sito.

Detti passaggi, da praticare con un atteggiamento multidisciplinare che coinvolga sinergicamente competenze indispensabili di geologia, sismologia, ingegneria sismica, architettura, conservazione dei beni culturali, ecc., debbono essere espletati preliminarmente alla preparazione di qualsivoglia intervento, affinché i dati di progetto siano caratterizzati dalla massima credibilità, e i progetti stessi risultino scientificamente inattaccabili.
Purtroppo, in molti casi ciò non succede: le valutazioni di pericolosità o non sono effettuate del tutto, o lo sono a livelli di insufficiente approfondimento; in altri casi, ancora, si realizzano “a posteriori”, rendendole scollegate dalle elaborazioni finali. Quasi mai, infine, si forniscono analisi multirischio e di resilienza globale.
E’ quindi “indispensabile un approccio che permetta di fare un salto di qualità nella valutazione del rischio da catastrofi naturali e antropiche, argomento certamente complesso ma che non permette alcuna semplificazione”.
Un altro aspetto fondamentale riguarda la “corretta informazione e comunicazione verso le comunità a rischio, da effettuarsi con continuità sia nelle fasi di emergenza che in quelle di prevenzione, per dare alle persone coinvolte riferimenti scientifici credibili e indicazioni affidabili, al fine di costruire una solida percezione del rischio e comportamenti adeguati in caso di calamità”.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.

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