A 4 anni e 10 giorni tondi tondi dalla sua rottura, capace di renderlo assai più più celebre della sua realizzazione e installazione, il calice di Toyo Ito, al secolo Hugewine glass , sembra non trovar pace conteso quasi, manco fosse figlio di genitori divorziati,dal Mumi di Francavilla e il Teatro d’Annunzio di Pescara.
E se c’è già stato un primo sopralluogo col sindaco Mascia in primis insieme ad assessori e tecnici nonché il legale dell’architetto con gli occhi a mandorla e la fama internazionale di papà del “bicchierone” come in molti in città lo ribattezzarono praticamente subito, l’aspetto giudiziario va avanti affinchè venga accertato cosa abbia davvero generato quelle crepe nell’opera costata un milione di euro , durata due mesi appena e mai digerita da molti pescaresi che dopo i primi prevedibili giorni di curiosità intorno a questo calice di vino rosso cominciarono a rimpiangere la vecchia piazza salotto e le magnolie che per generazioni le avevano dato ombra e impronta.
Gli stessi cittadini ai quali il sindaco Mascia vorrebbe dare la parola ultima sul dove traslocare il calice perché di certo c’è che a breve non lo vedremo più lì dove prima in mostra poi imbracato e celato è rimasto per anni. Che resti a Pescara o piuttosto si opti per la vicina Francavilla? Valutazioni quelle che si stanno facendo ben più complesse di un trasloco di famiglia visto lo stato di non salute dell’opera nonché peso e dimensioni, non propriamente museali. Piacque e tanto a d’Alfonso che per l’inaugurazione ne fece una festa di luci e coreografie, Toyo Ito non venne mai più a piangerne la rottura , qualcuno scambiò l’imbracatura post crepe in un grande cestino dei rifiuti e molti si domandano che ne sarà di quel solco che lascerà e di quel vuoto che forse mai riempì del tutto specie nei cuori dei pescaresi più anziani.
Staremo a vedere dove andrà a finire, chi risarcirà chi e soprattutto cosa metteranno in piazza salotto che poi forse è la cosa che più interessa i più.

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