Il sindacato Direr attacca , la Regione risponde

A Regione“Alla seconda riorganizzazione in 6 mesi della Giunta regionale non si può che rimanere sorpresi dalla permanenza dell’assenza di un disegno strategico complessivo per governare la struttura regionale”- è quanto afferma in una nota Silvana de Paolis, segretario regionale Direr, il sindacato di dirigenti e quadri della Regione. “Aumenta il numero dei dirigenti fra interni ed esterni e si torna ad affidare ai dirigenti Servizi fantasma, anche con un solo Ufficio. Il modello sembra tornare indietro nel tempo, alla vecchia legge 58 del 1985, seguendo una logica antica, quando si ragionava esclusivamente per procedure e procedimenti. La Regione non è un grande Comune. Il sindacato chiede da tempo a gran voce una struttura organizzativa che lavori per obiettivi e progetti, non per procedure. Non è pensabile che un dirigente non abbia almeno 15 dipendenti ed una struttura composta da non meno di 3 uffici da coordinare: questo è l’unico criterio valido per ridurre il numero dei dirigenti che noi sentiamo profondamente”. La proposta del sindacato è “una riduzione del 10% delle posizioni dirigenziali”. Continua Silvana de Paolis: “Avevamo letto con interesse il documento programmatico che parlava di una programmazione unica ed oggi scopriamo che viene proposta una ulteriore frammentazione anche rispetto alla organizzazione del precedente Governo regionale, senza un centro unitario. In un momento in cui l’Autorità Anticorruzione ed il dibattito nazionale spingono verso un unico soggetto che aggiudichi tutti gli appalti (forniture, beni e servizi) si replica una articolazione in più Dipartimenti ed in più Servizi nello stesso Dipartimento. Aumentano i costi senza una comprensione reale della motivazione: un dirigente a L’Aquila con l’unico compito di coordinare l’ufficio di Roma; si ripristina il dirigente solo per Bruxelles ed un ufficio nella stessa sede. Anche per le Politiche Europee, come per la programmazione assistiamo ad una grande frammentazione, con pochi progetti distribuiti sulla Direzione Generale e su più Dipartimenti. Non è ben chiara, infine, quale sarà la vera funzione del Direttore Generale: c’è grande squilibrio fra l’importanza del ruolo, in teoria, e la pochezza dei contenuti delle attività allo stesso affidate in sede di riorganizzazione”.
Il sindacato Direr è contrario al disegno di riforma presentato e fortemente preoccupato perché, se venisse approvato, non potrebbe che aggravare il grande disagio in cui quotidianamente lavora la classe dirigente ed i dipendenti regionali tutti, con pesanti ricadute sui servizi ai cittadini e sull’intera comunità abruzzese. Auspichiamo risposte concrete dal Governo regionale, nella separazione delle competenze e delle funzioni, ma nel comune obiettivo di lavorare per migliorare la pubblica amministrazione e per il bene della collettività dell’Abruzzo” – conclude la nota del sindacato Direr.

Pronta la replica della Regione.
“Leggo con sorpresa le affermazioni del segretario regionale del Direr, Silvana De Paoliis ” afferma ildirettore generale dell’Ente Cristina Gerardis.
“Non corrisponde al vero l’affermazione secondo cui quella in atto sarebbe la seconda
riorganizzazione in sei mesi. Ed infatti sinora si e’ provveduto, con distinti e successivi atti anche a valenza normativa, di consiglio e di giunta, a stabilire e individuare i Dipartimenti (oltre che costituire la Direzione Generale) e a definire i programmi da realizzare e le competenze da ripartire tra i medesimi. Tali atti sono stati il necessario punto di partenza per un’attenta riflessione su ‘chi debba fare cosa’ al fine di collocare al meglio le funzioni nell’ottica strategica di rendere la Regione un servizio per i cittadini. Questa e’ dunque da considerarsi l’azione riorganizzativa fondamentale che, lungi dall’essere – come si afferma – non sorretta da una logica progettuale, e’ invece stata disegnata in funzione del programma di governo da realizzare per rendere la macrostruttura ad esso congrua”.  l’avvocato Gerardis spiega inoltre che “Non si e’ affatto ragionato per procedure e procedimenti: un lettore attento ed oggettivo non puo’ che constatare che si e’ ragionato per temi e per obiettivi di lavoro. Piuttosto appare innocua l’impostazione ‘la Regione non e’ un grande Comune’. Infatti, i Comuni hanno con certezza un’utenza, mentre non tutte le stagioni della Regione l’hanno avuta. Una buona organizzazione non e’ mai data dai numeri ma dalle competenze giuste collocate in capo alle strutture e alle
persone idonee. Inoltre – aggiunge il direttore generale – non corrisponde al vero
che le posizioni dirigenziali siano aumentate. Il paragone meramente numerico non e’ corretto, ma va specificato: la struttura precedente prevedeva 15 posizioni apicali e 80
servizi, per un totale di 95 posizioni dirigenziali. Il numero complessivo nella nuova organizzazione e’ rimasto invariato ma sono diminuite le posizioni direttoriali apicali, da 15 a 8,compreso il direttore generale. Questa razionalizzazione portera’ ad un risparmio annuo per le casse della Regione di 192.695 euro, senza alcuna perdita di efficienza. Non e’
corretto affermare che si siano creati servizi fantasma. L’unico servizio con un solo ufficio e’ quello che riguarda i rapporti con il sistema delle Conferenze Stato-Regioni ed e’ di
fondamentale importanza averlo previsto in un contesto storico-politico di rivoluzione del sistema costituzionale e del rapporto tra lo Stato, le Regioni e le Province”. “Tale struttura – osserva Gerardis – e’ destinata a incidere in modo significativo anche sulla funzionalita’ della delegazione romana della Regione, che dovra’ costituire il cuore pulsante della partecipazione attiva e consapevole dell’Ente al detto processo di cambiamento, che
necessita appunto di essere partecipato per non essere subito. La circostanza che un servizio abbia un solo ufficio, in un caso come quello descritto, e’ evidentemente di alcun rilievo sostanziale”. Il direttore generale precisa, inoltre, “che a Bruxelles non avra’ sede alcun dirigente: il servizio legato alla sede estera e’ collocato, come prima, in Abruzzo, e ne e’ valorizzata la valenza progettuale e di sviluppo. Addirittura antiquata sembra poi l’affermazione secondo cui un dirigente dovrebbe avere almeno 15 dipendenti: non se ne comprende il senso, dato che non e’ dal numero delle persone addette che si
pesa un servizio, bensi’ da cio’ che fa, dalla sua strategicita’, dal risultato che gli si chiede di raggiungere. Pure aprioristica e apodittica e’ l’indicazione di una percentuale di riduzione dei dirigenti (e desta stupore che lo faccia proprio una organizzazione sindacale di categoria). Le posizioni dirigenziali, nei limiti della spesa prefissata, devono essere funzionali all’attuazione del programma di governo e l’Abruzzo e’ una regione che deve recuperare ritardi e inefficienze del passato. Lo fara’ anche mediante una squadra di dirigenti motivati. Con riguardo alla notazione sulla autorita’ anticorruzione – prosegue la nota – si fa notare che la nuova organizzazione prevede una stazione unica appaltante presso il Dipartimento delle opere pubbliche per cio’ che riguarda appunto le opere. Con riferimento all’acquisto di beni e servizi, e’ prevista la presenza di una centrale unica di committenza della Regione presso il Dipartimento delle risorse. Nessuna dispersione, ma accentramento. Basterebbe leggere con attenzione per non sbagliare. Senza contare che il responsabile della prevenzione della corruzione e’ il vertice amministrativo della Regione, a sottolineare l’estrema rilevanza data a questo ruolo. A tal proposito del tutto destituita di fondamento e’ l’affermazione secondo cui il direttore generale sarebbe privo di compiti sostanziali e importanti. Ancora una volta basterebbe leggere: l’articolazione della direzione generale
mostra chiaramente come essa sia stata pensata come la sede del coordinamento della Regione, una vera e propria regia decidente, atta a monitorare e uniformare le attivita’ di tutti per assicurare la realizzazione degli obiettivi del governo regionale. Tanto e’ fondamentale tale ruolo che il direttore generale svolgera’ anche la valutazione dei risultati
raggiunti. Resto ovviamente aperta al dialogo con tutte le componenti dell’ente Regione; l’importante – conclude il direttore generale della Regione – e’ leggere bene e comprendere appieno il contenuto dei documenti”. 

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