Anno Giudiziario- Le reazioni dei familiari delle vittime alle dichiarazioni di Schirò

civitella del tronto

1538877 246583102185434 988551055 n1“È inaccettabile l’attacco del presidente della Corte d’Appello, Stefano Schirò, ai familiari delle vittime del terremoto e ai cittadini: mi sembra che la magistratura sia forte con i deboli e non riesca a essere forte con i forti”. Così il consigliere comunale dell’Aquila, Vincenzo Vittorini (nel sisma del 6 aprile 2009 ha perso la moglie e una figlia) a capo dell’associazione “309 martiri”, commentando le parole di Stefano Schirò, Presidente della Corte d’Appello de L’Aquila. Sono molti oggi, all’indomani della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario ( che si è tenuta ieri a L’Aquila), i commenti alle dichiarazioni con cui il magistrato ha “bollato” le contestazioni in piazza dopo la sentenza di appello del processo alla Commissione Grandi Rischi come “attacchi riprovevoli e fuori luogo”. “Con queste parole è stato rivolta un’accusa a chi è parte in causa nel processo e cerca verità e giustizia, e anche ad una città che, nell’immediatezza, ha risposto ad un qualcosache ha ritenuto profondamente ingiusto”- ribatte oggi Vittorini in riferimento alla sentenza di assoluzione del collegio presieduto da Fabrizia Francabandera del 10 novembre 2014. Tornando alla cerimonia di ieri, ha stimolato le istituzioni ad un maggiore contrasto contro condotte che “non soltanto minano il sentimento di coesione sociale, ma pregiudicano anche la fiducia nelle istituzioni, comportando inevitabilmente sentimenti di ribellione” il procuratore generale della Repubblica, Giuseppe Falcone. “Nel 2014 l’attività di ricostruzione nel settore pubblico – ha detto – è apparsa spesso permeata da fatti corruttivi, da turbativa d’asta e da frode in pubbliche forniture. Nel settore della ricostruzione privata è stata registrata la presenza e infiltrazione della criminalità organizzata, favorita spesso dalla poca chiarezza, per non dire quasi inesistenza, di una normativa adeguata”. Il pg ha, poi, rilevato “l’esistenza, sempre più preoccupante, di una stretta connessione tra condotte criminose poste in essere dalla criminalità organizzata e condotte illecite di pubblici funzionari, favorite queste ultime spesso dalla negligenza o dall’assenza di controlli, interni e preventivi, nelle singole amministrazioni sia in merito alle procedure di appalto, sia in merito all’affidamento degli appalti stessi, sia sulla corretta esecuzione dei lavori”. “L’ingente spesa pubblica destinata alla ricostruzione costituisce per le organizzazioni criminali il vero obiettivo su cui dirigere la propria attenzione – è stato un altro passaggio della sua relazione – essendo più remunerativa rispetto ad attività illecite pregresse e apparendo il profitto più facilmente conseguibile con attività corruttive che mediante azioni di violenza o altri reati diretti all’intimidazione”.

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