Nuovi sviluppi sulla vicenda dell’incendio della discarica di Chieti: la Procura apre un’inchiesta a carico di ignoti con l’ipotesi di incendio doloso, per risalire ai responsabili del rogo che la notte tra il 27 e il 28 giugno ha distrutto un’area nella quale erano stoccate abusivamente tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi, accumulatisi negli anni.
Il fasciolo è stato aperto dal sostituto procuratore della Repubblica di Chieti, Giuseppe Falasca. Il rogo si è sviluppato su una zona collinare che ricade nel territorio del Comune di Chieti, al confine con il Comune di Bucchianico, e che si affaccia lungo il primo tratto della strada provinciale che collega Chieti e Casalincontrada, chiuso al traffico per circa un chilometro e mezzo, a causa di una frana. Sul posto sono ancora impegnati nelle operazioni di spegnimento i Vigili del fuoco di Chieti; impiegato anche un elicottero, viste le difficoltà a raggiungere l’area dal quale si leva ancora del fumo bianco.
Nella tarda mattinata il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, ha convocato una riunione in Comune alla quale hanno preso parte anche i sindaci di Bucchianico e Casalincontrada; anche il Comune di Manoppello, oltre alla Asl, alla Prefettura e a ai dirigenti del Comune teatino sono interessati alla questione.
Di Primio è rimasto in contatto costante con l’Arta, i cui tecnici hanno eseguito diversi prelievi sul posto dell’incendio e stanno ancora lavorando con l’impiego di una centralina di rilevamento. Dall’Arta non sono state diffuse notizie in via ufficiale. Secondo quanto ha appreso il primo cittadino di Chieti la combustione avrebbe prodotto benzene, etilebenzene, stirene, toluene e idrocarburi policiclici aromatici, mentre sarebbe da escludere la presenza di diossina. A tutt’ora, dunque, resta in vigore l’ordinanza sindacale, adottata anche dal Comune di Bucchianico e diffusa già nella serata di ieri, che riguarda la popolazione residente nel raggio di mille metri dall’area interessata dall’incendio. Il provvedimento invita a a tenere chiuse porte e finestre e a scopo cautelativo vieta il pascolo, l’utilizzo di uova e altri prodotti di origine animale derivati da animali a stabulazione libera; ordina fra l’altro di non consumare frutta e verdura raccolte nelle aree in prossimità dell’incendio e vieta di utilizzare sia per uso umano che animale l’acqua proveniente dai pozzi, mentre il consumo di prodotti coltivati può avvenire solo previo accurato lavaggio con acqua.
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