Dopo lo sciopero di ieri, anche oggi i lavoratori della Italcementi di Scafa hanno incrociato le braccia per protestare contro l’annunciata chiusura del cementificio. I sindacati sono sul piede di guerra perché, dicono, l’azienda non ha rispettato gli accordi nazionali sottoscritti nel dicembre dello scorso anno e così nel piano di ristrutturazione la cassa integrazione che era per ristrutturazione ora è diventata per cessazione di attività. In mattinata si è anche tenuta una riunione congiunta delle commissioni provinciali Politiche del lavoro e Attività produttive, presiedute rispettivamente da Sergio Fioriti e Ettore Pirro. La riunione si è svolta negli spazi della Italcementi di Scafa. La situazione comunque estremamente difficile. La proprietà del cementificio parla di situazione di crisi del mercato del cemento che ha reso necessario una revisione del Piano Italia messo a punto da Italcementi a fine del 2012, nel quale era stata prevista una configurazione dell’apparato produttivo adeguata ai ridotti volumi di vendita, che in sei anni sono più che dimezzati tornando a livelli registrati negli anni Sessanta. Le nuove misure, che prevedono la chiusura definitiva di altri due impianti (Scafa e Monselice) si legge in una nota – hanno l’obiettivo di garantire la sostenibilità economica dell’intero apparato produttivo di Italcementi in Italia, in presenza di una crisi dell’intero settore dell’edilizia che ancora non accenna ad arrestarsi. L’unico spiraglio che si intravede è rappresentato dal fatto che Italcementi è comunque disponibile a un confronto in sede ministeriale, già a partire dagli incontri programmati per il prossimo mese di settembre. La situazione, comunque, è davvero complicata.
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